Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2018
CIVILTÀ DEL LAVORO IV • V - 2018 57 DOSSIER leggero aumento dal 28,8% del 2008) sul fatturato com- plessivo delle imprese esportatrici. Un ultimo sguardo è da dedicare al comportamento delle imprese alimentari a capitale italiano all’estero e di quel- le a controllo straniero in Italia. Le prime, benché marginali per numero (sono 336, pari allo 0,6% delle imprese residenti in Italia), hanno registra- to un fatturato nel 2015 di 12,6 miliardi di euro (il 9,6% delle imprese residenti in Italia, in decisa crescita dai 9,6 miliardi del 2010) con oltre 51mila addetti (45mila cin- que anni prima, l’11,9% delle imprese residenti in Italia). Sono tipicamente mediograndi imprese, poiché le dimen- sioni superano in media i 150 addetti, in larga misura lo- calizzate nell’Unione europea, dove ha operato nel 2015 il 37,1% degli addetti complessivi delle imprese a controllo nazionale residenti all’estero: una quota in calo rispetto al dato del 2010, quando la percentuale era del 45,4%. Negli ultimi cinque anni, mentre è diminuita l’incidenza di ad- detti di imprese alimentari a capitale italiano in America settentrionale (9,5% nel 2015 contro il 12,3% del 2010), in America centrale e meridionale (il 5,8% arretrando di due punti), in Africa e Oceania (al 4,5% dal 10,3%) e si è mantenuta pressoché stabile negli altri Paesi europei (dal 10,7% al 10,2%), si è triplicata la quota relativa ai Pae- si asiatici, balzata dal 7,4% del 2010 al 25,3% del 2015. Non perfettamente allineata la distribuzione del fattura- to: si rafforza il predominio dell’Unione europea (il 46,2% nel 2015, in leggera crescita dal 45,4% del 2010), cala- no come per gli addetti le quote di America settentrio- nale (21,6% dal 25,5% di cinque anni prima), di Ameri- ca centrale e meridionale (5,8% dal 7,8%) e soprattutto di Africa e Oceania (dal 12,4% al 4,4%), mentre cresce in modo significativo l’incidenza sia degli altri Paesi euro- pei (dal 5,8% al 15,7%), sia dell’Asia (dal 3,1% al 6,3%). Anche le imprese a controllo straniero residenti in Italia hanno un peso marginale sul totale delle imprese operan- ti nel nostro Paese (0,4%), però con una quota del 7% in termini di addetti e del 14% in termini di fatturato. La di- mensione media è significativamente superiore alla me- dia nazionale (143,4 addetti), sebbene in calo rispetto al 2008 (174,4 addetti in media), registrando una crescita nel 2015 in termini di valore aggiunto per addetto (110,6 mila euro nel 2015 contro i 91,4 mila euro del 2008). Il costo del lavoro per addetto pari a 58,4 mila euro è in li- nea con le imprese italiane di dimensioni maggiori. Po- co più della metà degli addetti sul totale delle imprese a controllo estero residenti in Italia è riconducibile a im- prese dell’Unione europea che coprono una quota ancora maggiore per fatturato (il 56,7% nel 2015 dal 42,4% del 2008). Quasi un quinto del fatturato complessivo è col- legato a imprese di altri Paesi europei (che occupano un quarto degli addetti complessivi). Le imprese nordame- ricane detengono una quota del 17,1% del fatturato, in forte calo dal 2008 quando il dato risultava pari al 30,8%, mentre cresce la quota di imprese asiatiche (il 2,7% di fatturato nel 2015, non confrontabile con anni preceden- ti al 2014, poiché il dato per la sua esiguità è stato oscu- rato a tutela del segreto statistico). L’ASCESA NEI MERCATI INTERNAZIONALI Negli ultimi venti anni le esportazioni dell’industria ali- mentare e delle bevande italiana sono cresciute a una ve- locità formidabile, ben al di là delle performance dell’in- dustria manifatturiera, superando nel 2015 per la prima volta la soglia dei 30 miliardi di euro. Dal 1997, il flusso di prodotti italiani verso l’estero è più che triplicato (a prezzi correnti) e negli ultimi dieci anni ha segnato un aumen- to superiore al 70%. Ancor più determinante il contributo alla bilancia commerciale italiana. Se nel 1997, il saldo exportimport per i prodotti alimentari e le bevande era in rosso per 3,6 miliardi, nel 2017 – quando l’export ha regi- strato il suo massimo storico con 33,3 miliardi di euro – il saldo è diventato decisamente positivo (+4,6 miliardi di euro). In altre parole, nell’arco di vent’anni l’industria ita- liana ha recuperato nel confronto sui mercati internazio- nali oltre 8 miliardi di euro. Per rimarcare ancor più il ruolo fondamentale delle im- prese alimentari a sostegno dell’industria manifatturiera e della bilancia commerciale italiana attraverso la maggior apertura ai mercati internazionali, è utile notare come » GLI OPERATORI ALL’ESPORTAZIONE IN ITALIA SONO CRESCIUTI DAI 14.075 DEL 2008 AI 19.840 DEL 2017, SEGNANDO UN AUMENTO DELLE ESPORTAZIONI COMPLESSIVE DA 1,482 MILIONI DI EURO DEL 2008 A 1,675 DEL 2017
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