Civiltà del Lavoro, n. 6/2018
115 CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2018 INTERVISTE non c’è. Pensiamo al numero di adempimenti obbligatori e relativi costi per un ampliamento di impresa o per apri- re una nuova attività pur semplice. Forse l’uso del cloud e i nuovi accessi telematici nella pub- blica amministrazione porteranno a qualche beneficio. È una strada che questo governo ha cominciato a percor- rere finalizzata alla velocizzazione delle procedure, e la speranza continua… Ci stiamo abituando al fatto che gli oggetti “parlino” tra loro e la domotica ne è una dimostrazione. Quali le innovazioni su cui state puntando? Erano i primi anni ’90 quando i nostri progettisti propo- nevano al mercato un cronotermostato intelligente pro- grammabile via telefono, in grado di rispondere e ricevere comandi, grazie ad un microprocessore, con voce sinte- rizzata di una cortese signorina. Forse era ancora troppo presto! Oggi i nostri prodotti di domotica sono in grado di controllare le abitazioni con sensori e telecamere ad alta tecnologia, collegati alla rete quindi ai nostri cellula- ri in tempo reale. Siamo concentrati sullo sviluppo di so- luzioni IoT (Internet of Things) che rendono le nostre ca- se “pensanti”. Stiamo progettando un ambiente abitativo totalmente in- terconnesso, dal sistema d’allarme, alle aperture automati- che, agli impianti di climatizzazione. Complessivamente al benessere ambientale gestito con estrema semplicità. • Lei fa parte di una grande famiglia di imprenditori, con interessi che vanno dall’energia alla domotica, dalle macchine utensili al private equity fino all’agro- alimentare. In che modo i legami familiari possono rappresentare un plus? La lungimiranza di mio padre fece sì che nel lontano 2000 si andò a costituire con noi quattro fratelli la Riello Indu- stries, la nostra “Family Company”. Scatola di compensazione di eventuali attriti familiari, at- traverso la condivisione delle singole esperienze, ciascu- no di noi ha potuto cogliere nel tempo suggerimenti, opi- nioni, consulenze e talvolta solidarietà. Un patto di famiglia che detta le regole comportamentali e le modalità di funzionamento nel rapporto tra noi sin- goli azionisti e la società senza costrizioni o penali, ma nella convenienza di stare insieme. Anche se oggi stiamo percorrendo strade diverse, manteniamo periodicamente i nostri momenti di incontro facendo squadra. È una esperienza unica che crea valore aggiunto per cia- scuno di noi. La ricerca è parte essenziale del suo business. Come giudica il rapporto tra il mondo imprenditoriale e quel- lo delle università in Italia? La burocrazia la fa anco- ra da padrona? La ricerca certamente è per noi un elemento essenziale di successo nel mondo, fondamentale per la nostra soprav- vivenza. Nel nostro settore, l’elettronica, i cambiamenti e l’evoluzione dei prodotti sono rapidissimi. Necessitia- mo pertanto di una ricerca di qualità se vogliamo tene- re il passo con i nostri concorrenti, quasi sempre grandi multinazionali. È giocoforza che il rapporto con le univer- sità sia importante, sia per la collaborazione progettuale su alcuni temi affrontati insieme (mi riferisco in partico- lare alle università di Padova e Trento) sia perché ci con- sentono di cogliere in un terreno vergine i nuovi talenti. Gli stages presso di noi possono essere molto utili per i nuovi laureandi, banco di prova importante per conoscer- ci; la burocrazia oggi più che mai, è un freno alla velo- cizzazione del rapporto Università-Impresa, ma non solo. Il progetto della semplificazione oggi ha perso sicuramen- te di significato; poco si è fatto finora. Viviamo in un mon- do di burocrati che devono trovare il lavoro anche quando
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