Civiltà del Lavoro, n. 6/2018
29 CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 20168 dalla volontà di determinare in forma scritta il pensiero per- sonalmente elaborato. L’oggetto è uno dei risultati filoso- fici più felici per me, ovvero il concetto idealistico di realtà e di atto ideale di pensiero: riconsiderando le tesi già he- geliane e schopenhaueriane sul ruolo del soggetto nella comprensione della realtà in atto, elaboro una mia concet- tualizzazione ricorrendo soprattutto a una riflessione witt- gensteiniana sull’unicità del linguaggio nella fissazione del mondo, pervenendo dunque a una nuova identità dell’io (ich) nel ritorno virtuale del mondo allo stesso. La lingua della scrittura, che inevitabilmente per i temi trattati si ser- ve anche di contenuti tedeschi, racchiude nella sua brachi- logia la massima resa dei concetti sviluppati. L’opera vuole cioè servire in primo luogo alla personale necessità di ela- borare ulteriormente mie teorizzazioni. È stato scelto dalla sua scuola quale rappresentante per esporre un lavoro di ricerca sull’alimentazione degli anti- chi romani per Expo 2015. Dove nasce questo interesse? Nello studio di una lingua, inevitabilmente si viene in con- tatto anche con la cultura del popolo che la parla: così è stato anche per il mio interesse verso la civiltà romana. Nell’ambito specifico del progetto esposto a Milano-Expo 2015, alcuni studenti del mio liceo hanno lavorato insieme agli insegnanti su testi di autori particolarmente rappresen- tativi delle abitudini alimentari del popolo romano (come il poeta Orazio o il medico Celso) e io, insieme ad altri miei compagni, ho potuto presentare il nostro lavoro in occasio- ne dell’Esposizione Universale, in un confronto anche con l’alimentazione dei nostri giorni. Nel suo curriculum ci sono anche le Olimpiadi di Italia- no e quelle di Fisica, per la quale ha vinto la medaglia di Bronzo a livello nazionale. Certamente sono esperienze che permettono una sfida personale ulteriore a quella già scolastica: ho potuto infat- ti confrontarmi con ragazzi molto preparati e decisi nelle loro capacità – compreso mio fratello di un anno più gran- de di me, con cui ho condiviso la vittoria della medaglia d’Argento alle gare provinciali di fisica – oltre che affronta- re prove singolari nel loro genere, e senza dubbio profon- damente formative. Come è nata la sua passione per il latino e il greco antico? La mia passione per gli studi classici ha preso forma quan- do, dopo i primi approcci alla storia e all’arte greco-roma- na, con la conoscenza della lingua latina ho iniziato a poter leggere in maniera indipendente gli autori romani, appren- dendo così direttamente la cultura latina, anche con riferi- menti di confronto al mondo greco, tra politica, filosofia e teatro; insomma, temi universali dell’umano vivere. L’interesse si è consolidato nel tempo, grazie anche a studi e letture personali, sia di saggi storici che di testi letterari. La conoscenza del greco, iniziata da studente autodidatta, è un costante desiderio, e per molto tempo ha costituito una valida alternativa nella scelta della mia carriera universitaria. È una delle nuovematricole del Collegio Universitario dei Cavalieri del Lavoro “Lamaro Pozzani”, cosa si aspetta? La scelta del Collegio è stata presa in conseguenza del cli- ma di generale confronto culturale che ho conosciuto du- rante il periodo delle selezioni, oltre che dall’idea alla base del Collegio stesso, ovvero l’investimento in formazione e capitale umano che la Federazione Nazionale dei Cavalie- ri del Lavoro sceglie di compiere per la nostra resa futura, sia nel singolo che nel collettivo. Anche questa non è stata una decisione facile, lo ammetto, in quanto ero già stato selezionato dall’Università di Cam- bridge per la classe di Classics e avevo accettato l’offerta in Inghilterra; ma alla fine ho sposato il progetto offertomi a Roma, come investimento nel mio Paese per formare an- che la futura classe dirigente nazionale e, nonostante io sia solo agli inizi, sono certo che esso renderà appieno, in una continua preparazione e crescita culturale. Come si descriverebbe in tre parole? Il mio ideale di vita mi spinge ad approfondire sempre la mia conoscenza, a guardare al futuro, e per questo pen- so di potermi definire innovatore, e al tempo stesso, co- me certo mi permettono i miei studi, introspettivo. Il mio pensiero, filosoficamente inteso, rimane del resto convin- tamente idealista. • Interviste a cura di Flaminia Berrettini
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