Civiltà del Lavoro, n. 6/2018

INCHIESTA CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2018 37 costruzioni, sia quelli grandi che quelli piccoli, è il più ele- vato di tutti i settori economici: un miliardo di euro inve- stito in edilizia genera, infatti, una ricaduta complessiva sull’intero sistema economico di oltre tre miliardi ed è in grado di creare 15 mila posti di lavoro. Si dice che un ostacolo alla realizzazione delle infra- strutture sia il Codice degli appalti. Come si dovreb- be riformare? L’Ance è stata la prima a denunciare da subito, nel silen- zio generale, quanto il Codice degli appalti contribuisse a ingessare ancora di più il settore dei lavori pubblici, co- me del resto testimoniano le deroghe alle norme che più volte il Parlamento ha approvato per accelerare i cantieri in vista di grandi eventi come il G7 di Taormina, le Uni- versiadi o i Mondiali di sci. Occorre quindi predisporre un articolato più snello, con un regolamento attuativo dedi- cato ai lavori pubblici e dotato di forza cogente, in cui far confluire le linee guida Anac. Ma per velocizzare l’apertu- ra dei cantieri occorre anticipare alcune misure, da inseri- re in un decreto legge ponte, che affrontino le questioni più urgenti come ad esempio i limiti del subappalto, che non hanno uguali in Europa, e una più corretta applica- zione dei criteri di aggiudicazione delle gare. In questo senso le modifiche inserite all’interno del dl semplificazioni, secondo le anticipazioni circolate in questi giorni, ci preoccupano fortemente. In particolare l’esten- sione del massimo ribasso fino alla soglia comunitaria è una scelta che va nella direzione opposta rispetto all’esi- genza di garantire la realizzazione delle opere in qualità, con costi e tempi adeguati. Per non parlare della possi- bilità di esaminare l’offerta economica senza aver prima verificato se il concorrente abbia i requisiti per esegui- re l’opera. Attenzione, così rischiamo di fare un ulteriore danno al Paese. Ci sono altri snellimenti amministrativi che possono essere utili per velocizzare le opere? Guardiamo al modello spagnolo. A novembre 2008 la Spagna ha messo in campo un decreto con cui prevede- va di spendere in due anni 13 miliardi di euro, come fa- se urgente di attuazione di un più vasto piano di rilancio infrastrutturale. Nei tempi stabiliti, bruciando una serie di inutili passaggi burocratici e grazie a una task force co- struita ad hoc che ha supportato efficacemente le pubbli- che amministrazioni, sono state realizzate scuole, strade, ospedali e interventi di messa in sicurezza del territorio. Oggi la Spagna marcia con un Pil del 2,8%. Diamoci que- sta possibilità. L’Ance ha presentato un preciso pacchetto di proposte che vanno in questa direzione e che preve- dono snellimenti procedurali per l’avvio dei cantieri, eli- minando i passaggi inutili e le duplicazioni che dilatano all’infinito l’iter di realizzazione di un’opera. Al di là delle infrastrutture maggiori, c’è anche un pro- blema di riattivazione dell’edilizia civile e residenzia- le e della manutenzione delle città. Che cosa si può fare per questi comparti? Sbloccare l’Italia significa anche investire nel futuro del- le nostre città. E per farlo serve una strategia nazionale che consenta di realizzare finalmente quegli interventi di rigenerazione che in altri paesi sono da anni una realtà consolidata. Occorre quindi, innanzitutto, stabilire che la rigenerazione urbana è di interesse pubblico e come tale deve essere trattata. E poi delineare una governance chiara, attraver- so un’Agenzia nazionale cui demandare il coordinamen- to e il monitoraggio delle iniziative. Le emergenze sono tante, il nostro patrimonio immobilia- re versa in condizioni disastrose. Rottamare vecchi edifici, inutili e inquinanti, intervenire su aree urbane degradate o non più efficienti, deve essere, quindi, non solo possibi- le, ma anche conveniente, per i cittadini e per le imprese. Per questo servono misure fiscali realmente orientate all’ambiente e a uno sviluppo sostenibile. In primis quel- le dirette a favorire la sostituzione edilizia e la permuta tra vecchi edifici e fabbricati con caratteristiche energeti- che e strutturali completamente rinnovate. • Paolo Mazzanti

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