Civiltà del Lavoro, n. 6/2018

CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2018 49 FOCUS popolare in quanto manifestazione di una comunità rurale che opera e produce in totale autonomia e a distanza dalla società urbana. Una comunità che costruisce e trasforma lo spazio urbano in funzione di un’interpretazione diret- ta della realtà locale, del paesaggio, dei cicli naturali, del sapiente impiego delle risorse scarse, come l’acqua, per un utilizzo ottimale del territorio, ma anche per una sua riappropriazione rituale. In una tale situazione di emargi- nazione e subalternità diviene indispensabile “attingere al patrimonio locale di saperi, credenze, di risorse mate- riali e di tecnologie elementari, nel continuo adattamen- to delle proprie esigenze all’ambiente, identificato come ambito vitale”. Quindi Matera è l’esempio eccellente di un sistema insediativo urbano “popolare” che è la massima espressione della società, del popolo, della comunità che l’ha prodotto, e di conseguenza della sua specifica cultura. La città lucana, per tali ragioni, si sta imponendo all’atten- zione internazionale come insediamento dove fare diret- ta esperienza di una vita primordiale, dove poter pratica- re una sorta di “archeologia della miseria”, che trasforma un sito preistorico in un insediamento eco-sostenibile. L’essere punto di riferimento culturale può anche favorire la valorizzazione del ricchissimo patrimonio archeologico meridionale cui si uniscono ben 21 siti Unesco e 22 siti o musei archeologici di rilevante valore internazionale. Un reticolo da mettere a sistema per il rilancio del Mezzo- giorno (vedi fig. 2 a pagina seguente). Al prestigioso riconoscimento si è pervenuti con un lungo itinerario schematizzabile in quattro grandi tappe. Gli anni dell’immediato dopoguerra costituiscono il periodo della scoperta: la Basilicata terra di confino affascina grandi in- tellettuali ospitati durante il fascismo, primo fra tutti Car- lo Levi che ne scrive in Cristo si è fermato ad Eboli: “Ar- rivai a una strada che da un solo lato era fronteggiata da vecchie case e dall’altro costeggiava un precipizio. In quel precipizio è Matera”. Ma si appassionano della Basilicata anche i sociologi e gli economisti americani, sbarcati in Italia con le truppe alleate. Famosa la ricerca sul famili- smo amorale di Edward C. Banfield. Ben presto per i Sas- si e per Matera si manifesta l’interesse degli intellettuali come Rocco Scotellaro e dei meridionalisti come Manlio Rossi Doria, Rocco Mazzarone o Leonardo Sacco, di antro- pologi come Ernesto De Martino, o fotografi come Henri Cartier-Bresson. I Sassi, tuttavia, negli anni ’50 del secolo scorso, rappresentano quasi per intero la città di Matera dove vivono oltre quindicimila abitanti in condizioni mise- re e al limite del disumano. Il loro riscatto, con il trasferi- mento nella città di nuova edificazione diventa impegno politico-istituzionale, che darà luogo nel 1952 alla legge speciale e al programma di riorganizzazione della città. La seconda tappa è quella della città-laboratorio olivettia- na. Con il riconoscimento delle condizione di estrema po- vertà abitativa, inizia il periodo del riscatto dalla miseria contadina. Adriano Olivetti, fondatore del Movimento di Comunità, fa di Matera un campo di innovazione e spe- rimentazione urbanistica, dove si cimentano anche con ipotesi diverse, i maggiori architetti italiani da Quaroni a Piccinato. Nasce il quartiere a bassa densità de La Mar- tella e le nuove palazzine multipiano dove vengono tra- sferiti gli abitanti dei Sassi. Pier Paolo Pasolini fa’ dei Sassi la Gerusalemme del suo film “Il Vangelo secondo Matteo” del 1964, diffondendo- ne la loro immagine tramite il cinema. Ma il Laborato- rio negli anni’70 anima la vita culturale attorno a grup- pi come quello della rivista Basilicata, il Circolo Culturale La Scaletta, che affiancarono l’olivettiano Piano Regiona- le di Sviluppo della Basilicata. Nel 2019 la Scaletta com- pie 60 anni di vita. La terza tappa, quella che culmina negli anni ’90, è se- gnata da un doppio passaggio: la formazione del distret- to industriale dei salotti e dell’imbottito lungo la direttrice delle Murge verso Bari e il riconoscimento dei Sassi come patrimonio mondiale dell’umanità (1993). Gli ultimi venticinque anni portano al traguardo del pre- stigioso titolo europeo e vedono Matera compiere un’ul- teriore riconversione, attraverso il ritorno nei Sassi, ri- qualificati e sanificati, la crescita di attrattività turistica e l’intelaiatura di una possibile nuova struttura produttiva. » Giuseppe Roma

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