Civiltà del Lavoro, n. 6/2018
CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2018 69 FOCUS Matera arriva a questo traguardo battendo titolatissi- me concorrenti come Ravenna, Siena, Perugia o Lec- ce. Quali sono stati, secondo lei, i punti di forza del progetto? Tanti, dall’articolazione del progetto alla peculiarità del pae- saggio, ma ne voglio ora indicare uno solo: la capacità del territorio di fare fronte comune. Alla candidatura hanno contribuito tutti, materani e non, istituzioni e cittadini. Tutti. Le faccio un esempio, quando sono venuti i commissari per visionare i lavori che il Co- mitato stava portando avanti, le famiglie della città si so- no fatte avanti per ospitarli nelle loro case. Non solo, tutti i 130 comuni della Basilicata hanno fatto fronte comune per Matera, sono scesi da campanili per sostenerla. Matera ce l’ha fatta non solo per il lavoro del Comitato, ma grazie a una operazione corale in qualche modo innescata nel ’93 con il riconoscimento a patrimo- nio mondiale dell’umanità. L’impresa non è isola, questo è vero in generale e nel suo caso forse lo è ancora di più. Da undici gene- razioni la sua famiglia produce biscotti nell’Altamur- gia, prima ad Altamura e poi a Matera. Come potreb- be esprimere questo legame con la città? Per capire questo legame la parola giusta è responsabi- lità. Da anni mettiamo in pratica la responsabilità socia- le d’impresa e lo facciamo attraverso quello che ci piace definire marketing responsabile. Mettiamo al centro non solo il prodotto ma anche il terri- torio in cui opera l’azienda. È in questa ottica che nasce la collaborazione con Matera 2019, una collaborazione che è sempre stata declinata come partnership, per l’appun- to, e mai nei termini di una semplice sponsorizzazione. Creare un ambiente culturale più ricco e stimolante aiuta tutti quelli che vi operano. Proprio nella veste di attore impegnato sul territo- rio si è fatto promotore anche di incontri istituzionali. Da non politico sono riuscito a convincere i quattro sinda- ci di Altamura, Matera, Gravina in Puglia e Santeramo, a firmare un protocollo di intesa che inquadra Matera non più solo come una città ma come un simbolo di riscatto per tutta l’area del Murgiano. Quali saranno le attività che nel programma Matera 2019 vedranno coinvolta la sua azienda? Tra le iniziative che vedranno protagonista la Di Leo un ruolo principale sarà dedicato alle attività da realizzare con le scuole, a cominciare dal progetto “Patrimonio in gioco”, che coinvolge 60 classi primarie e secondarie di primo grado della Basilicata nella scoperta del concetto di patrimonio. Accanto al programma culturale, Matera 2019 signifi- ca più infrastrutture con un impegno previsto di 500 milioni di euro. Potrà essere una svolta per tutto il tessuto produttivo? Potrà esserlo, certo. Anche se su questo fronte debbo espri- mere qualche riserva. Se da un lato abbiamo dimostrato che la partnership pubblico-privato ha funzionato bene, dall’altra abbiamo visto storture. Noi apriremo il 19 gennaio l’anno culturale alla presenza del Presidente della Repubblica senza alcune infrastrutture e le infrastrutture, sia chiaro, sono importanti a prescindere dal fatto che si è diventati capitale europea della cultura. Matera è l’unico capoluogo di provincia in Italia a non es- sere collegato con la rete ferroviaria nazionale, le pare una cosa sostenibile? Ma qualcosa è stato fatto. Cosa? I lavori per la Strada statale 96 a quattro corsie che col- lega Bari a Matera dovrebbero terminare nella prossima primavera. Si è perso del tempo, questo è oggettivo, co- me accade spesso quando la politica entra nella gestio- ne di eventi del genere. Con Expo 2015 abbiamo dimostrato di essere in grado di fare grandissime cose anche in extremis, lo stesso acca- drà anche con Matera 2019. • (c.f.) Pietro Di Leo è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2017. È amministratore unico della Di Leo Pietro, azienda di famiglia attiva nella produzione di prodotti da forno. Con 6 linee di produzione completamente automatizzate e tecniche di lavorazione artigianale. Ha una capacità produttiva annua di 180.000 quintali. È presente in Australia, Canada, Israele e Stati Uniti. 48 i dipendenti.
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