Civiltà del Lavoro, n. 1/2019

CIVILTÀ DEL LAVORO I - 2019 12 UNA SFIDA DI CIVILTÀ A colloquio con Alberto Quadrio Curzio LE ELEZIONI di maggio segneranno il destino del pro- getto comunitario oggi minacciato dalla spinta sovranista. Rilanciare l’Unione è anche una sfida di civiltà perché quel- la europea è la più avanzata al mondo per sviluppo e inno- vazione economica nonché per esercizio della democrazia e tutela dei diritti. Facciamo il punto con l’economista Al- berto Quadrio Curzio. Il 26maggio voteremo per rinnovare il Parlamento europeo, mentre l’Europa è al centro di forti pole- miche: c’è chi le addebita responsabilità persino in settori dove non ha com- petenze dirette. Tuttavia, i cittadini italiani, che un anno fa erano “europei- sti” solo per il 47%, oggi sono “europeisti” al 64%. Come valutare questi mu- tamenti dell’opinione pub- blica nazionale? Il sondaggio flash dell’Euro- barometro dello scorso di- cembre può essere letto in chiave rassicurante, anche perché segna un’inversione di rotta: gli italiani vedono nell’appartenenza all’Ue una sicurezza. Tale inversione di- pende da molti fattori e tra questi metterei la crisi del Re- gno Unito di fronte alla Brexit e l’evidente marcia indietro del nostro Governo gialloverde rispetto alle promesse di “imporsi” traendone dei vantaggi alle istituzioni europee. In sintesi, ritengo che sia stata una fortuna per l’Italia che la Commissione europea non abbia approvato la prima ver- sione della legge di bilancio perché diversamente lo spre- ad e i tassi sarebbero ritornati vicini a quelli del 2011-2012, impennando deficit e debito senza più crescita. Chi nel Governo continua a dire che l’attuale legge di bi- lancio è espansiva non si rende conto che stiamo andando verso lo zero, che potrebbe diventare un sotto zero. L’Unione europea è tuttavia scossa da molte tensioni. In particolare le derive sovranista e populista in mol- ti paesi (dall’Italia ai paesi di Visegrád) sembrano es- sere quelle che destano le maggiori preoccupazioni. La deriva sovranista è da prendere sul “serio” per i pericoli che può comportare per la limitazione della democrazia in- terna a quei paesi, ma certo non per un progetto realistico di “nuova Europa”. Il “grup- po di Visegrád” dal punto di vista economico è una pro- paggine dell’economia te- desca, che ha molta mani- fattura decentrata. L’Italia, nella fascia produtti- va che va dalla Liguria al Tri- veneto passando per l’Emi- lia-Romagna, è un tassello cruciale franco-italo-tedesco della più forte manifattura del mondo. Per questo il tri- nomio italo-franco-tedesco è da preservare e rafforza- re come presidio della de- mocrazia e dell’economia della Ue. Per questo (e non solo) il no- stro Governo sbaglia antago- nizzando Francia e Germania, anche perché senza di loro il rigorismo dei paesi del Nord Europa (e anche dell’Austria sovranista) ci avrebbe incalzato, non comprendendo che le indiscutibili debolezze italiane sono affiancate da formi- dabili eccellenze. Quanto lei dice apre tuttavia molti problemi: il bino- mio franco-tedesco che si rafforza e guarda alla Spa- gna come completamento; il sovranismo-populismo; la resistenza di vari paesi (Germania compresa) a inizia- tive forti di approfondimento e condivisione dei rischi (progetti infrastrutturali intraeuropei, difesa comune). Infine c’è la Brexit che “intacca” la Ue. L’analisi è corretta ed è vero che la Ue e la Uem stanno cor- Alberto Quadrio Curzio di Paolo Mazzanti

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