Civiltà del Lavoro, n. 1/2019

CIVILTÀ DEL LAVORO I - 2019 14 uscire dall’Europa ha dei co- sti enormi e assai maggio- ri dei benefici anche per un paese come la Gran Breta- gna, pur sempre con una sua rilevanza geopolitica per la lingua e il passato del Com- monwealth. Il Governo in- glese è nel panico perché il suo poker con la Ue dimostra che questa ha tutti gli assi e perché la popolazione anche dei Brexiter sta cambiando atteggiamento. Se un anacronistico orgoglio nazionale per la difesa di un referendum con maggioranza minima e fondato su una pro- paganda non degna di una democrazia come quella ingle- se fosse messo da parte, un nuovo referendum non credo confermerebbe il precedente. Riconsideriamo allora parte dei problemi preceden- ti dal punto di vista della situazione italiana partendo dal recente Trattato di Aquisgrana tra Francia e Germa- nia. È un arroccamento franco-tedesco che porta all’Eu- ropa a due velocità? Non vedrei la firma del Trattato di Aquisgrana (che rilancia quello dell’Eliseo del 1963) come un arroccamento, ma co- me un tassello che trova una causa anche nell’attuale so- vranismo-populismo di vari paesi e le contorsioni di altri paesi europei che rischiano di “scassare” la Ue e la Uem. Anche gli Stati Uniti di Trump vorrebbero indebolire l’Eu- ropa unita e quindi il nucleo franco-tedesco fa bene a raf- forzarsi. Quindi più che un’Europa a diverse velocità, il Trattato di Aquisgrana punta a un mi- glior coordinamento in ma- teria di politica economica, sicurezza e difesa tra i due paesi. Non vedo problemi, che tro- vo, invece, nel Governo ita- liano che ha abbandonato il dialogo che avrebbe portato al Trattato del Quirinale tra Italia e Francia impostato da Gentiloni e Macron e che avrebbe creato una convergenza triangolare Francia, Germania e Italia. Il nostro Paese sta andando purtroppo nella direzione sba- gliata, come ben sanno i ceti imprenditoriali e le rappresen- tanze sindacali. L’idea di abbandonare la Tav è un esempio che non richiede commenti perché comprime in un ambito di localismo un’infrastruttura transeuropea. Dal suo ragionamento emergono varie preoccupazio- ni ma poche critiche, come quelle che correntemente vengono rivolte al rigorismo e al burocratismo della Ue e della Uem. Eppure in passato lei ne ha scritto parec- chio. Ha cambiato idea? Sono sempre stato un europeista degli ideali e della con- L’EUROPA È MOLTO DEBOLE NEI CONFRONTI DEI GRANDI POLI ECONOMICI MONDIALI. SE NON PROMUOVERÀ UN GRANDE PIANO DI INVESTIMENTI ALLA FINE LA SUA FRAMMENTAZIONE ARRIVERÀ

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