Civiltà del Lavoro, n. 1/2019

CIVILTÀ DEL LAVORO I - 2019 20 Lituania, Malta, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Slo- venia e Ungheria. Nel 2007 aderirono Bulgaria e Romania. Tale allargamento sollevò una serie di problemi di ordine istituzionale all’interno dell’Unione. Nel dicembre 2007 veniva adottato a Lisbona il Trattato di riforma, che ha modificato il Trattato sulla Ue e il Trattato istitutivo della Ce. I punti salienti del Trattato di Lisbona so- no l’istituzione di un presidente dell’Unione, l’incremento dei compiti dell’Alto rappresentante degli Esteri, il poten- ziamento dei compiti dell’Europarlamento, la limitazione del diritto di veto degli Stati membri in politica estera, si- curezza sociale e fisco. L’estensione del voto a maggioran- za qualificata a 45 settori, tra cui la cooperazione, sia giu- diziaria che di polizia, e la politica economica. Il Trattato ha inoltre ricono- sciuto valore giuridicamente vincolante alla Carta dei dirit- ti fondamentali dell’Unione europea, ma come è possibi- le giudicare da quanto espo- sto in precedenza, gli egoismi di alcuni hanno danneggiato il progetto di tutti e l’Unione europea ha urgenza di esse- re rifondata, se mai fu fondata dopo i trattati di Roma. LA SITUAZIONE ODIERNA Tra pochi mesi ci saranno le elezioni negli Stati partecipanti alla Ue per il rinnovo del Par- lamento europeo. Queste si terranno in un clima centrifu- go dei paesi d’Europa, che non è più quella degli anni ’50; la crisi finanziaria arrivata dagli Stati Uniti nel 2008 è divenuta poi crisi economica, creando sofferenza e malcontento verso le istituzioni europee che sembrava dovessero essere lo scudo alle difficoltà, mentre oggi sembrano di intralcio; è irritante per l’opinione pub- blica che l’Unione europea si occupi, ad esempio, del cali- bro delle banane. Dai trattati di Roma sono passate tre generazioni; i popoli di quell’epoca avevano ben presente la tragedia delle due guerre mondiali e spingevano i loro uomini politici affin- ché si sforzassero di coniugare le tradizioni storiche di cia- scun paese con la volontà di giungere a un’unica Europa. Nel corso dei decenni, però, le popolazioni d’Europa han- no visto allontanarsi i valori scaturiti dal dopoguerra e af- fievolirsi il sentimento dello “stare insieme”, condizionati peraltro sempre di più da uomini politici che, invece di so- stenere i grandi temi politici e sociali, hanno voluto ante- porre le regole economiche e finanziarie che via via ma- turavano; anziché una comunitas l’Europa è divenuta una societas; la moneta unica doveva essere lo strumento per velocizzare l’unione politica dell’Europa, oggi è soltanto lo strumento per un’area di libero scambio, cioè ha permes- so soltanto un parziale legame politico tra gli Stati membri. Non solo ma gli uomini politici europei – siamo in demo- crazia – hanno periodicamente severi appuntamenti con i loro elettori e quindi soffrono tutti di strabismo. È difficile guardare al progetto europeo distratti dall’attenzione alle esigenze delle rispettive opinioni pubbliche. Quando i sei paesi vollero sta- bilire il futuro dell’Europa, l’Ita- lia aveva la moneta più forte d’Europa (il suo debito pubbli- co era sotto il 30% del Pil e questo cresceva del 5% l’an- no, mentre oggi siamo a oltre il 140% del Pil e la crescita è sotto l’1%), la Germania era soltanto quella federale, divi- sa dalla Germania cosiddetta democratica satellite dell’Urss, ma proprio per questa diffor- mità la Germania federale era proprio quella che voleva più degli altri l’unione dell’Europa. Oggi non ci sono più due grup- pi contrapposti, i paesi dell’Eu- ropa occidentale con gli Sta- ti Uniti e i paesi dell’Europa orientale con l’Unione Sovie- tica; oggi l’economia mondiale si sta polarizzando tra gli Stati Uniti, la Federazione russa e la Cina, mentre l’Unione europea può avere ruolo soltanto se fortemente coesa; però attualmente questa vocazione non sembra realistica. L’Inghilterra ha deciso per la Brexit, la Francia vuole avere un ruolo primario, la Germania impone una rigorosissima politica economica di austerità; in Italia sorgono movimenti contrastanti. La natalità in Europa è tendente a zero, l’edo- nismo sta prevalendo sulla operatività virtuosa. Purtroppo sembra che Napoleone solesse dire che “l’Europa è una tana di talpe; tutte le grandi personalità vengono dall’Oriente”! Nei loro programmi elettorali gli uomini politici degli Stati membri devono tener presente che il mondo ha iniziato la Il Trattato di Maastricht del 1992

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