Civiltà del Lavoro, n. 1/2019

CIVILTÀ DEL LAVORO I - 2019 67 FORUM sistema produttivo fra l’altro basato su un sistema di pic- cole e medie imprese che vivono della qualità di un pro- dotto, dei servizi e del valore che riescono ad aggiunge- re, se a questo sistema togli la capacità di innovare, hai tolto praticamente l’unica arma possibile per una struttura di imprese di dimensioni così medie e piccole. Che cosa è successo? Perché questo è avvenuto? Non serve per fare diagnosi al contrario, ma semplicemente per capi- re quali sono le regole per cui puoi agire in futuro. Credo sia avvenuta una cosa fondamentale, la classe dirigente di questo Paese – e qui gioca anche la struttura industria- le, pubblica e privata – non ha colto la valenza strategi- ca di queste nuove tecnologie. In Italia tutti noi non ab- biamo capito che dietro queste nuove tecnologie legate a Internet, alla connettività, non c’era un nuovo model- lo di computer, oppure una banda più o meno larga. C’e- ra invece un modo di gesti- re l’azienda, la banca, la pic- cola azienda manifatturiera, la grande azienda, i processi della Pubblica amministra- zione, la scuola. Abbiamo colto questa tra- sformazione così profonda? Come al solito abbiamo due Italie, una fatta di pochi che queste cose le hanno capite e l’altra no. Chi ha saputo co- gliere questo aspetto e ha saputo reagire trasformando i processi di azienda, trasformando la cultura d’impresa, – parliamo degli stili di chi è al vertice dell’impresa – chi ha saputo fare questo lavoro di grande trasformazione delle proprie aziende ne ha beneficiato enormemente. Ho girato l’Italia in lungo e in largo in questi ultimi anni. Ho trovato che, anzitutto, non ci sono aziende innovative perché lavorano sulle tecnologie o aziende non innova- tive perché lavorano sulla ceramica. No, chi innova lo fa dappertutto, la pervasività in tutti i settori è straordinaria. Ho visto aziende dei settori più tradizionali, ad esempio la ceramica di Caltagirone, che utilizzando le tecnologie più avanzate ha sviluppato enormemente i mercati, la qua- lità dei suoi prodotti, la risposta delle sue ceramiche alle richieste dei clienti. Cito sempre il caso di un’azienda in Sardegna, di Alghero, che iniettando di nuovo tecnologia 4.0, iniettando model- listica all’interno dei propri processi di disegno dei prodot- ti – realizzano infissi per finestre – sono diventati leader europei nel settore. Certo, poi c’è la Motor Valley di Reg- gio Emilia, dove ci sono aziende bravissime che sono ca- paci di innovare; poi avremo qualche testimonianza. Ma faccio anche altri esempi: cosa c’è dietro le aziende che hanno avuto successo anche in una fase difficile? Arrivia- mo al punto. C’è un nome e un cognome dei leader, del proprietario, dell’imprenditore o del manager, che hanno colto che il mondo stava cambiando e che c’era qualco- sa da fare di profondo all’interno della propria azienda. Ripeto, indipendentemente dalla dimensione, dal settore di appartenenza o dalla geografica. Purtroppo sono pochi. Ecco, quindi, quanto è importante la leadership in tutto questo ragionamento. Rispetto alle altre trasformazioni tecnologiche, ogni volta si diceva: il mondo non sarà più come prima. In effetti è vero, ma le trasformazioni tecno- logiche riguardavano modelli di computer sempre più ve- loci, c’erano dei software più potenti, ma non c’era la per- vasività e le caratteristiche di contenuto di innovazio- ne e di processo che, inve- ce, queste tecnologie hanno comportato. Per cui, se non entra in campo l’imprendi- tore, il numero uno, la tra- sformazione non avviene e il vantaggio di queste tecno- logie non può essere colto. In tutto questo ci devi mettere anche il fatto che la Pub- blica amministrazione non ha trascinato l’innovazione, la Pa in queste trasformazioni ha un importante ruolo, deve diventare il faro, il riferimento. Se con i suoi processi, con il rapporto con i cittadini e con le imprese diventa trasci- nante, tutto il resto segue. Noi abbiamo due Pubbliche amministrazioni. Da una parte abbiamo pochi centri di ec- cellenza straordinaria, pensate all’Inps, all’Inail, a tutto il mondo del sociale, ma anche alla Sogei, tutto il mondo delle finanze ha dei livelli di innovazione, di digitalizza- zione straordinariamente avanzati; dall’altra parte, però, tutto il resto è ancora fermo. Da anni si parla dell’Anagrafe unica del cittadino per evi- tare che si debba andare ogni volta ad iscriversi per il cambio di Comune. Da anni si parla del fascicolo sanita- rio del cittadino e del fascicolo unico dello studente. Pur- troppo per motivi che non vale la pena toccare, cito solo l’articolo V, la Pubblica amministrazione non ha fatto da traino in tutto questo. Adesso arriviamo alla fase costruttiva positiva che ci inte- ressa di più. Qual è stato il passaggio che ha cambiato » SE OGGI NOI AVESSIMO IN ITALIA 80MILA TECNICI DIPLOMATI IN PROGRAMMAZIONE DIGITALE O MECCATRONICA, TROVEREBBERO LAVORO OGGI POMERIGGIO

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