Civiltà del Lavoro, n. 1/2019

CIVILTÀ DEL LAVORO I - 2019 74 FORUM fiscale alle imprese e questo viene meno. L’imprenditore fa programmi pluriennali; se le norme fiscali cambiano, i suoi piani vanno in difficoltà. Modifiche di questo tipo anziché dare sicurezza, danno incertezza perché si fanno scelte non durature. Ponendoci dal punto di vista degli imprenditori è sem- plice partire nel processo di digitalizzazione. Bisogna pri- ma capire come ammodernare i processi e individuare il punto di partenza. Oggi un fattore molto importante è l’Open Innovation. Questa è un’impostazione diversa rispetto al passato, quando a fronte di una scoperta non la rendevo pubbli- ca. Se avevo un progetto lo tenevo per me, per difender- mi dalla concorrenza. Oggi è il contrario, se ho una idea e un progetto la apro, la condivido e in questo modo dagli altri ottengo una contaminazione positiva, dei migliora- menti e nel frattempo ho la possibilità di produrre di più. È in corso un vero e proprio cambio di mentalità, da quel- la vecchia del tenere per sé le proprie scoperte a quella nuova del condividere. Esiste un sito che riporta 150 casi francesi, 190 casi tede- schi e 150 casi giapponesi di innovazione, che vengono descritti dettagliatamente in lingua inglese. Questo sito è www.plattform-i40.de e si possono trarre dei suggeri- menti straordinari. Per esempio, ce n’è uno dell’Emma, fleet manager di ABB: viene riportato il caso della compa- gnia di navigazione che ha sotto controllo la flotta nava- le in qualunque parte del mondo, che monitora il tempo e la velocità di navigazione, conosce i nodi e il consumo di una nave e, grazie all’intelligenza artificiale, anticipa le correnti. Allo stesso modo in cui funziona Google Map per noi, suggerisce alla nave a che velocità procedere per consegnare una merce in un dato momento. Le stesse possibilità si possono applicare agli aerei. Il pro- gramma comunica all’aereo cosa deve fare quando è in volo sull’Atlantico, ad esempio, l’altezza da tenere per con- sumare di meno, a quale velocità andare per arrivare nel momento esatto in cui può immettersi nel sentiero di di- scesa per l’atterraggio, con un aereo davanti e uno dietro, che a loro volta sono stati guidati dal programma, senza dover più girare in tondo sui grandi aeroporti in attesa di avere l’autorizzazione a scendere. La stessa cosa vale per i camion delle consegne. Il pro- gramma calcola le code che si formano improvvisamen- te sul loro percorso, i rallentamenti e a quale velocità an- dare per arrivare a consegnare il pacco nei tempi stabiliti. L’unico intoppo ci può essere con un eventuale inciden- te che blocca tutto il tragitto, ma si tratta di inconvenien- ti non anticipabili. Torno a ribadire che l’aspetto psicologico di comunicazio- ne e sensibilizzazione in tutto il Paese sia veramente im- portante e fondamentale per vincere questa sfida a livel- lo nazionale. Creare un forte orgoglio nazionale, che è un enorme stimolo alla competizione con gli altri paesi, per scalare le posizioni di quella classifica che citavo all’inizio del mio discorso, come se fosse una competizione ago- nistica, è importante perché l’orgoglio di progredire rap- presenta la competizione stessa. È mia opinione che il problema maggiore dell’Italia sia l’essere in grado di in- dividuare i settori che sono più indietro nel digitale e for- nire lo stimolo intellettuale necessario ad accettare que- sto nuovo modo di affrontare l’economia, lo sviluppo e il nuovo che il digitale porta. Chiudo il mio intervento evidenziando come durante il Con- vegno Nazionale dei Cavalieri del Lavoro ho fatto una mia personale indagine tra i presenti. Ritengo che non più del 16-18% dei presenti avesse digitalizzato la propria attività, oppure aveva appena mosso i primi passi nella digitalizza- zione o aveva capito cosa fosse il digitale. Dai commen- ti di ringraziamento che mi hanno fatto i colleghi, posso ritenere che la percentuale sia quantomeno raddoppiata. PAOLO MAZZANTI Direi che le sollecitazioni sono molto interessanti, soprat- tutto ne colgo due. La prima è quella di creare un’attitu- dine positiva, quanto meno non diffidente nei confronti del cambiamento, anche perché comunque il cambia- mento arriva quindi è meglio cavalcarlo piuttosto che es- serne cavalcati. La seconda sollecitazione è che molto spesso basta so- lo imparare a copiare bene perché in un ambiente open, effettivamente, la capacità di utilizzare ciò che gli altri hanno fatto e di appropriarsene è una cosa molto utile. Adesso diamo la parola a Luca Baroni, People Development, L’OPEN INNOVATION PROPONE UN’IMPOSTAZIONE DIVERSA: PRIMA SE AVEVO UN PROGETTO LO TENEVO PER ME, OGGI LO CONDIVIDO E OTTENGO DAGLI ALTRI UNA CONTAMINAZIONE POSITIVA

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=