Civiltà del Lavoro, n. 1/2019

CIVILTÀ DEL LAVORO I - 2019 78 FORUM comunicarli e diffonderli. E poi lavorare molto nel comu- nicare i singoli casi perché il piccolo imprenditore è mol- to attratto dai casi di successo. ELIO CATANIA Due sono le cose che mi sembra abbiano accomunato le bellissime posizioni diverse con cui abbiamo guarda- to al tema. Richiamo di nuovo la leadership. Oggi Maurizio Sella non ha parlato della sua banca, che indubbiamente è una del- le banche più d’avanguardia. Lo si deve a lui che se ne è occupato e al suo team che lo ha seguito; è così che fun- zionano le cose. Se c’è un paese che non fa di questo la sua narrazione semplice, l’innovazione non avviene. Quante volte ancora sento amministratori delegati o im- prenditori che mi dicono “io sono già alla digitalizzazio- ne” soltanto perché ha il Sap, ha il pc sulla scrivania. Ma è ovvio che quello ce l’abbia, è scontato, è tutto quello che non ha che dovrebbe invece interessarlo. Primo elemento: come classe dirigente a tutti i livelli dob- biamo continuare a insistere perché siamo in una fase an- cora di startup della consapevolezza generale. Non dob- biamo mollare un attimo, dalla politica all’impresa alle associazioni, a tutti quanti noi nei nostri ruoli per fare in modo che questa diventi la cultura prevalente d’impre- sa, della società, di famiglia, di paese, del cambiamento. Il secondo elemento che mi sembra comune è il tema del lavoro, così come lo abbiamo declinato in diversi aspetti. La cosa positiva è che, se prendo la narrazione degli eco- nomisti, tre anni fa era catastrofica. Davos ha dedicato un’intera sessione, tre giorni, sul displacement dei posti di lavoro. Per fortuna, negli ambienti internazionali del te- ma della sostituzione dei posti di lavoro non se ne parla più. Ormai si è capito che siamo in una fase importante, profonda, ma se la si gestisce non si fa altro che genera- re nuova crescita, occupazione, lavori diversi. Le riflessioni fatte prima da Luca Baroni mi stuzzicava- no. In effetti abbiamo un problema profondo di riqualifi- cazione, di formazione prima nella scuola, non possiamo tirarci indietro. In Germania tremila persone, i Fraunho- fer, da noi non ci sono, devi fare i conti con quello che hai. La roadmap è chiara, va eseguita la riqualificazione nelle aziende. Ma c’è una cosa ancora più profonda che lei ha toccato: il modello organizzativo. Questi giovani che oggi voglio- no operare in un ambiente diverso, molto più stimolan- te, molto aperto e condiviso, con meno gerarchia, meno regole, possono esprimere le loro libertà, idee, pensieri, dove la diversity diventa un valore. Bellissimo il caso da lei citato. Ricordo che, quando diven- tai amministratore delegato e presidente delle Ferrovie, la prima domanda che feci al direttore del personale: “Mi portate i criteri di nomina a dirigente?”. Bisognava essere laureati. La mia prima decisione fu quella di cambiare su- bito quella regola, non bisogna essere laureati e nominai un macchinista, il più bravo, il giorno dopo. Questo per dire quanto sia importante far capire a noi tut- ti l’importanza della riqualificazione delle competenze le- gato al proprio ruolo. Questi sono i due elementi di fondo emersi dalla nostra discussione. Non abbiamo ancora visto nulla delle cose straordinarie che queste tecnologie potranno portare. Gli esempi che Maurizio ha raccontato sono la punta di un iceberg di qualcosa di bellissimo. Dobbiamo essere con- tenti di vivere in una fase in cui queste tecnologie ci stan- no semplificando, aprendo nuove frontiere, rendendo la vita più semplice. Non sto sottovalutando i problemi, li dobbiamo gestire, ma abbiamo delle cose straordinarie ed è quello che noi dobbiamo trasmettere come messaggio. MAURIZIO SELLA Volevo fare un commento di dettaglio. Prima è arrivato il telefonino, poi con l’avvento degli smartphone questo è iniziato a costare meno rispetto ai nuovi modelli che avevano un prezzo elevato. Tutti fecero la previsione che il mercato degli smartphone si sarebbe sviluppato molto lentamente: nel giro di due anni tutti in Italia avevano lo smartphone. La mia non vuole essere una critica, di Elio apprezzo il suo impegno in giro per l’Italia e quant’altro. Bisogna tuttavia tenere in conto che, per quanto riguarda lo sviluppo dei nuovi prodotti, parlo di nuovi servizi tipo Amazon, la comunicazione è importantissima. D’accordo tanti ingegneri, ma anche tanti comunicatori. L’altro aspetto che volevo sottolineare è che noi non ave- vamo il settore comunicazione sviluppato come è oggi. OCCORRE METTERE ASSIEME TECNICI E COMUNICATORI PER DARE UN’IMMAGINE DELL’INNOVAZIONE PIÙ SEMPLICE, UTILIZZABILE, VANTAGGIOSA

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