Civiltà del Lavoro, n. 1/2019
CIVILTÀ DEL LAVORO I - 2019 79 FORUM Ci siamo resi conto invece di quanto sia importante. Il nuo- vo avvantaggia tutti, così come l’Open Innovation, l’intel- ligenza diffusa. Quello che non abbiamo ancora detto, e secondo me si potrebbe aggiungere, è che i giovani oggi vogliono mi- gliorare il mondo. A 17-20 anni vogliono migliorare l’Italia, vogliono migliorare l’azienda, i livelli di servizio, e spes- so sono molto etici, sentono moltissimo il tema dell’eti- ca. Nelle Alpi i giovani sono quelli che hanno insegnato ai genitori, avendolo imparato a scuola, a non buttare le scatolette di plastica e altre cose per terra. C’è molto di etico nell’open, nei nuovi servizi. Sono più eti- ci di una volta, il tasso di trasparenza, il non errore evita i trucchi e le furbizie. Va bene che in commercio la bugia non è peccato, però adesso non c’è più nessuna bugia, c’è trasparenza e anche i prezzi sono conosciuti. Nel no- stro messaggio cercherei allora di insistere su quanto è etico e su quanto riusciamo ad avere nuovi prodotti, nuo- vi servizi più vicini al desiderio del cliente. Una volta si produceva e si cercava di vendere ciò che si era prodotto, adesso si studia di produrre quello che il cliente desidera. È tutto cambiato, completamente. Vive- re in un mondo più bello, più etico, più trasparente, più aperto è una delle motivazioni per crescere più in fretta. Ancora una cosa: sembrerebbe che in America il 10% dei laureati voglia lavorare come freelance, cioè non vuole più stare sotto padrone, sia esso una grande o una picco- la azienda. Il 10% è tanto, l’America è la prima. D’accor- do che lì il lavoro è molto più facile, ma questo è il cam- biamento che la nuova economia porta, insieme all’etica. Su questi punti forti nel modo di pensare dei giovani bi- sogna insistere nella comunicazione, per diffondere un favore quasi morale, nel senso che siamo meglio di pri- ma. Il futuro è molto meglio. LUCA BARONI I punti sarebbero tanti, ma tra quelli che non ho toccato prima ne accenno un paio. All’interno delle aziende l’im- patto del digitale si ha anche in termini di stravolgimento delle strutture dinamiche e organizzative; non solo vengo- no rivisti tutti i processi aziendali produttivi, sia che pro- ducano informazioni o beni manifatturieri, ma la struttu- ra organizzativa stessa diventa molto più snella e fluida e, soprattutto, ha due vie. Non solo il vertice, il top management che dà istruzioni e direttive, ma anche gli operatori che suggeriscono idee e nuove soluzioni basate sul know-how tecnologico. C’è poi l’aspetto valoriale, che tocca in particolare i più giovani, come si accennava. Loro esigono non più solo un flusso univoco che va dal vertice alla base, con la possibi- lità di fornire esclusivamente un feedback sulla correttez- za o meno dell’esecuzione di quanto richiesto. Invece, sono in grado ed esigono di fornire spunti, stimo- li dal basso, in forza e a ragione delle technicalities pos- sedute, magari maggiori e non comprensibili da parte di chi può decidere su come utilizzarle. Chi, cioè, ha un ruo- lo più manageriale. D’altra parte, i giovani neoassunti in azienda sono porta- tori di una cultura diversa, in termini di etica e di valo- ri, a fronte dei quali determinati criteri di priorità, quali per esempio la gerarchia e l’anzianità, e tutta una serie di concetti con i quali le precedenti generazioni sono vis- sute, cresciute e sviluppate, non vengono riconosciuti, a volte addirittura non vengono compresi. •
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