Civiltà del Lavoro, n. 1/2019
CIVILTÀ DEL LAVORO I - 2019 83 INTERVENTO Ercole Pietro Pellicanò è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2004. Le sue esperienze imprenditoriali abbracciano il mondo industriale, bancario e finanziario. È stato vice presidente e amministratore delegato di MAIA SpA, azienda leader della Caterpillar. Attualmente è presidente dell’Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi del Credito e vice presidente dell’Istituto Finanziario SpA ta il suo nome (la legge cosiddetta Amato-Carli, del 1990). Mentre in passato, soprattutto nel periodo precedente la Grande Depressione degli anni Trenta del secolo scorso, il problema principale era stato quello di evitare gli ‘intrecci’ tra banche e industria, nel dopoguerra la questione fonda- mentale era divenuta quella di sottrarre le scelte di allo- cazione del credito dalle influenze della politica; negli anni a seguire, dopo il processo di privatizzazione, sarebbe di- ventata quella di trovare assetti di controllo societario sta- bili ed efficaci, per evitare quelle che Carli definiva le crisi bancarie da ‘mismanagement’. Carenze nelle competenze degli amministratori e, in alcu- ni casi, veri e propri episodi di mala gestio hanno contri- buito ad aggravare gli effetti sulle banche italiane nei lun- ghi, difficili anni della nostra economia, iniziati con la crisi finanziaria globale del 2007-2008 e proseguiti con la suc- cessiva crisi dei debiti sovrani dell’area dell’euro. Ma le cause principali dei dissesti e delle ingenti perdite che hanno investito il sistema bancario sono da ricercar- si proprio nella profondità e nell’ampiezza della recessio- ne che ha colpito il Paese, che, a sua volta, ha certamente risentito della debolezza nella risposta del nostro setto- re produttivo ai grandi cambiamenti intercorsi negli ultimi venticinque anni. In questi anni le famiglie italiane hanno sopportato costi elevati in termini di perdite di reddito e occupazione; sono stati colpiti soprattutto i giovani, per i quali si sono ristret- te le opportunità per progettare il loro futuro. Sul versante finanziario, i costi della recessione si sono scaricati in gran parte sui bilanci delle banche. L’indebolimento degli intermediari ne ha limitato la capa- cità di concedere credito, aggravando per questa via la re- cessione e ritardando la ripresa. Ridurre la concentrazione dei rischi macroeconomici nei bi- lanci delle banche attraverso lo sviluppo delle altre compo- nenti del sistema finanziario rappresenta una sfida cruciale per i responsabili delle politiche economiche. Molte inizia- tive in questa direzione sono state intraprese con successo negli ultimi anni, ma occorre perseverare. Il mio auspicio è che anche gli incontri e le discussioni nelle giornate del credito che ci aspettano nei prossimi anni continuino a es- sere un fecondo luogo di confronto”. E il confronto si incentrerà, per i prossimi eventi, sulla ne- cessità di una crescita del Paese. Questa istanza, sostenu- ta attraverso, tra l’altro, la leva del credito deve essere pie- namente acquisita, superando quel senso di sfiducia che sembra oggi bloccare il Paese, penalizzando gli investimenti e i consumi e frustrando le migliori energie. Quindi, bisogna ritrovare la fiducia. Il peso della memoria nel creare fiducia è sempre stato sottovalutato dagli italia- ni. “Solo chi sa lavorare sugli assi lunghi della memoria ha l’occasione e le carte giuste per far fiduciosi passi in avan- ti”. (Giuseppe De Rita) La Giornata del Credito richiama la memoria, lanciando mo- niti e proposizioni. Riferendoci ad oggi, si può essere d’ac- cordo sulle politiche del cambiamento, nel rispetto, però, di esperienze pregresse, di fatti e di uomini che, piaccia o non piaccia, hanno consentito a questo Paese, uscito sfian- cato da un conflitto mondiale, di divenire quello che è og- gi. Tutto può essere migliorato, ma con prudenza, compe- tenza e sapienza. Il successo dell’incontro di presentazione dell’opera “Giornata del Credito. 50 Giornate: il percorso del- la memoria…ed oltre” consente di ipotizzare ulteriore slan- cio per la manifestazione, “nei prossimi cinquanta anni”, successo che è stato ripreso anche dalla lettera che Gianni Letta mi ha benevolmente voluto indirizzare. Credo che questa illustre testimonianza, prescindendo dalle note personali, sia utile per trasferire l’apprezzamento per la Giornata del Credito e il suo alto significato, storico e at- tuale, nel panorama economico e finanziario del Paese. • Da sinistra Gianni Letta e Ercole Pietro Pellicanò
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