Civiltà del Lavoro, n. 2/2019

27 Civiltà del Lavoro maggio 2019 del Canale di Suez ci sono le navi che dalla Cina possono passare direttamente nel Mediterraneo e non fare più il gi- ro di Panama. Questo è lo scenario che sta dietro il fatto per cui io continuo ad essere convinto che fare un’opera che probabilmente a noi non serve sia buttare via 2,5 mi- liardi. Alla fine l’analisi costi-benefici ha dato questo risulta- to. Prendiamo quei soldi e facciamo altro. Si è parlato di infrastrutture nel Sud. Penso che ci sia sem- plicemente l’imbarazzo della scelta, dove andare a mette- re le risorse e fare. Non dobbiamo solo parlarne, ma dob- biamo agire. Ministro, lei sa bene che se un investitore straniero devo portare le proprie risorse, investire un capitale in un’a- rea geografica di un paese, la prima cosa che fa è vede- re la stabilità del quadro politico, oltre che, naturalmen- te, osservare gli elementi fondanti la politica economica. Io ho il dovere di chiederle: al netto della normale dia- lettica che esiste tra due partiti che non sono proprio alleati, ma sono contraenti un patto di governo, è tutto molto mediatico quello che vediamo da un punto di vi- sta dell’effervescenza comunicativa di entrambi? O c’è effettivamente un problema? Siete stabili? Qual è la pro- spettiva di questa legislatura? Durate per tutto il periodo o vi state preparando a rivedere il modello con il quale proporvi all’attenzione degli elettori italiani? Noi dureremo tutta la legislatura, questa è una coalizione di governo che arriverà tranquillamente fino in fondo, la vera ragione per cui dureremo è quella per cui siamo qui. Noi sia- mo stati espressi da un momento elettorale che ha rappre- sentato lo scarico all’esterno di una tensione di faglia che si è accumulata nel corso degli anni e ad un certo punto si è scaricata in un risultato elettorale che, probabilmente, al- meno a livello dei grandi media non si aspettava nessuno. Quella sera me la ricordo, la differenza tra le prime valu- tazioni alle 11 e quanto è successo alle 11,30 appena sono usciti i primi exit poll. Se pensiamo alle ragioni per cui il risultato elettorale è an- dato in una certa direzione e guardiamo l’Italia oggi, atten- zione, non ci sono delle differenze tali che giustifichino un ribaltamento. Non voglio fare polemica politica perché sono qui a parlare di altro, però quando si parlava, giustamente, dell’importan- za di investire in ricerca, università e quant’altro, se leggete i giornali degli ultimi dieci anni, andate a vedere cosa han- no fatto le forze politiche che promuovevano questi inve- stimenti. Chiedetevi quanta credibilità hanno queste forze politiche nel momento in cui vengono a dire a noi che non avremmo dovuto fare quello che abbiamo fatto, ma dove- vamo fare quello che non hanno fatto loro in dieci anni. Ripeto, non è polemica politica, ma semplicemente è un di- scorso che sto facendo tra adulti per non usare né gli stru- menti della retorica, né strumenti di altro tipo. Il cambio politico, se c’è qualcosa di nuovo e qualche pro- posta alternativa, siamo in democrazia, ognuno lo può fa- re, altrimenti questa è la prospettiva che regge e dà forza a questo governo. Attenzione, è la stessa cosa che è suc- cessa in Germania per due legislature, la Grosse Koalition. L’unione tra la Cdu e l’Spd non è una cosa naturale, si sono fatti per due volte la campagna elettorale l’una contro l’al- tro, l’unica differenza è che noi abbiamo fatto un contratto di governo di venti pagine e loro lo hanno fatto di trecen- to. Sono tedeschi, quindi hanno voluto specificare più PRIMO PIANO

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