Civiltà del Lavoro, n. 2/2019
48 Civiltà del Lavoro maggio 2019 a calma apparente dettata dalle ra- gioni della campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo è, per l’appunto, solo apparente. Pur costretto ai margini dell’agenda poli- tica italiana, l’affaire Tav va avanti ed emergono nuovi elementi ad arric- chire uno scenario di per sé già abbastanza denso. Due, in particolare, ci paiono più significativi. Uno direttamente col- legato al progetto della nuova linea ferroviaria Torino-Lio- ne, l’altro invece più di contesto, per certi versi geopolitico. EUROPAAQUOTA 50: QUALERISPARMIOPERL’ITALIA? Cominciamo dal primo. L’Unione europea annuncia la di- sponibilità ad aumentare dal 40 al 50% la propria quota di finanziamento dell’opera. Nei primi giorni di marzo viene infatti reso noto l’accordo sulle nuove regole del Connec- ting Europe Facility (Cef), lo strumento finanziario del bi- lancio comune che realizza i grandi progetti infrastruttura- li, tra cui la Tav. Proposto dalla Commissione e accolto da Parlamento e Consiglio, il nuovo accordo prevede dal 2021 l’aumento al 50% della quota di cofinanziamento delle Reti Trans-europee di Trasporto (Ten-T) per tutti i paesi in re- gola con i bandi e gli impegni precedenti assunti dagli Sta- ti. Questo significa che se l’Italia si ritirasse dalla Tav in mo- do unilaterale risulterebbe non eleggibile. Quanto ai fondi la regola è chiara: “Use it or lose it”. Che impatto avrebbe la nuova ripartizione dei fondi per le casse italiane? La risposta non è univoca, dipende anche dalla Francia. Tuttavia se, come pare da più di una presa di posizione di esponenti del governo transalpino, la Fran- cia si mostrasse favorevole a rivedere le quote di finanzia- mento europeo a favore dell’Italia, l’Italia potrebbe contare sul 10% in più in arrivo pareggiando così i conti: Europa al 50%, Francia e Italia al 25%. È il caso di ricordare che l’Ita- lia spendeva di più, il 35%, in virtù del fatto che i costi del- le opere sul territorio francese sarebbero più alti: mentre Lione dista 160 chilometri dall’imbocco del tunnel di base, Torino ne dista 50. Posta la ripartizione al 25% per i due Stati e al 50 per l’U- nione europea, la spesa per il tunnel sarà rimodulata con una quota di 4,3 miliardi su fondi europei (non più 3,5 mi- liardi), 2,5 miliardi per l’Italia (rispetto ai 3,07 attuali) e 2,2 miliardi per la Francia. Se a questi si aggiunge la quota di riduzione del costo per l’Italia sulla tratta nazionale da 1,7 miliardi a 850 milioni, il L di Cristian FUSCHETTO TAV cosa c’è di nuovo L’affaire alta velocità si arricchisce di nuovi elementi “interni” ed “esterni”: l’aumento della quota di cofinanziamento annunciato dall’Unione europea e gli accordi firmati con la Cina per la nuova Via della Seta INCHIESTA
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