Civiltà del Lavoro, n. 2/2019
55 Civiltà del Lavoro maggio 2019 FOCUS dei dati, interoperabilità, disponibilità di funzioni di acces- so ed analisi delle informazioni, governance e sostenibilità della piattaforma” tali da invitare tutti gli altri Stati europei a considerare la Banca dati nazionale dei Contratti pubbli- ci come “benchmark”. PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, IL MODELLO DEL RISK MANAGMENT. I due riconoscimenti europei non sono fuochi fatui. Anticorruzione, concussione, ineleggibi- lità, sospensione, decadenza e incandidabilità per chi vie- ne condannato per reati contro la Pubblica amministrazio- ne sono gli assi portanti di un apparato normativo messo a punto nel 2012 dal ministro della Giustizia Paola Severino, anche sotto una crescente pressione dell’opinione pubbli- ca nazionale ed europea. L’Italia, allora, è additata come il terzo paese Osce più cor- rotto con costi stimati per le casse dello Stato di 60 miliar- di di euro l’anno. Una cifra enorme. È sempre difficile fare conti del genere, la cifra di 60 miliardi, più volte ripresa dal- la stessa Corte dei Conti, deriva per esempio da uno stu- dio della Banca mondiale del 2004, il cosiddetto “rapporto Kauffman”, secondo cui il costo stimato della corruzione nel mondo sarebbe pari al 3% del Pil mondiale e poiché il Pil dell’Italia nel 2008 era intorno ai duemila miliardi di euro, ecco ottenuta la cifra dei 60 miliardi. Per quanto complessi da misurare, i costi del fenomeno corruttivo sono tuttavia ancora più pesanti di quelli meramente contabili se si con- sidera il semplice fatto per cui la corruzione mina alla radi- ce la fiducia dei mercati, indebolisce le imprese, allontana gli investimenti, logora insomma la competitività del Paese. Per spezzare questo circolo vizioso, l’impianto della legge Se- verino scommette sulla capacità di ogni amministrazione revenzione e digitalizzazione, su que- sti due fronti si sta giocando una partita decisiva nella lotta alla cor- ruzione nel sistema Italia e, più che a casa, se ne sono accorti soprattutto all’estero. “L’esempio Italia”, così po- chi mesi fa, in febbraio, l’Organizza- zione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) titola un convegno dedicato allo studio di un modello eu- ropeo per il contrasto dei fenomeni corruttivi (“Institutio- nal reforms for fight against corruption, best practices to- wards European model”) organizzato a Skopje, in Macedonia. Dall’introduzione di un’Autorità nazionale anticorruzione ai metodi di raccordo operativo con le forze dell’ordine, fino all’introduzione di strumenti come i “Piani triennali anticor- ruzione” in tutti gli enti pubblici, l’Italia fa scuola. Il che, inu- tile dirlo, è di per sé abbastanza sorprendente. A testimo- niare un’immagine diversa del Paese è pochi mesi prima la Commissione europea che, nell’ottobre del 2018, ricono- sce la Banca dati nazionale dei Contratti pubblici (Bdncp) dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) come la mi- gliore raccolta di dati sensibili di pubblico dominio d’Euro- pa. Il riconoscimento della Commissione europea non è un titolo onorifico, è una certificazione della qualità del lavo- ro nel settore della digitalizzazione negli appalti pubblici. Storicamente e comprensibilmente molto cauta quando c’è da parlare di trasparenza della Pubblica amministrazio- ne italiana, l’Europa fa della via italiana alla digitalizzazio- ne dei contratti con gli enti pubblici un modello da segui- re. Nell’epoca delle reti e dell’“infosfera” digitalizzare è un altro modo per dire trasparenza e per questo Bruxelles ri- conosce al data base targato Anac “completezza, integrità P di Cristian FUSCHETTO Lotta alla corruzione FATTORE TRASPARENZA Negli ultimi anni il nostro Paese ha recuperato terreno, come riconosciuto dall’Osce e dalla Commissione europea. Merito della legge Severino, che ha stabilito l’adozione obbligatoria da parte della Pubblica amministrazione di misure preventive invece che repressive. Fra queste, i piani triennali messi a punto dall’Autorità anticorruzione e ispirati ai principi del risk management
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