Civiltà del Lavoro, n. 2/2019
59 Civiltà del Lavoro maggio 2019 FOCUS Sia chiaro: non esistono ricette magiche per impedire la corruzione e nessuna legge sarà mai in grado di impedirla, però possiamo renderla più difficile: se le scelte dell’ammi- nistrazione sono rese trasparenti, diventa complicato ren- dere conto di atteggiamenti che superano la pura discre- zionalità e questo può scoraggiare la commissione di illeciti. Faccio un esempio banale: se le liste d’attesa fossero re- se note sul web, sarebbe molto più semplice verificare se qualcuno salta la fila e viene operato prima, magari perché ha pagato una tangente. Idem in un ambito cruciale come i crediti dei fornitori. Un funzionario infedele può decide- re della vita o della morte di un’azienda, visto che i ritardi a volte hanno perfino costretto imprenditori al fallimento. Se però il pagamento delle fatture viene tracciato e reso pubblico, è più difficile giustificare il mancato rispetto del criterio cronologico. Che suggerimenti darebbe alle imprese anche per sco- raggiare comportamenti illeciti al proprio interno? Prima di tutto vorrei ricordare che, ai sensi del D.lgs. 231/2001, un’azienda che dimostra di aver adottato misure organiz- zative per impedire la commissione di illeciti può evitare di Non esistono ricette magiche per impedire la corruzione e nessuna legge sarà mai in grado di impedirla, però possiamo renderla più difficile. Un esempio? Pubblichiamo online le liste di attesa essere chiamata a rispondere penalmente. Già questo mi pare sufficiente per comprendere che l’integrità è conve- niente anche dal punto di vista pratico. Più in generale, credo si debba lavorare sui Codici di com- portamento fatti sottoscrivere al momento dell’assunzio- ne; vengono spesso derisi come acqua fresca, ma in real- tà non è così perché consentono di fissare un confine da non travalicare. Chi commette una violazione, infatti, può essere sottopo- sto a procedimento disciplinare e persino licenziato, senza neppure dover attendere i tempi lunghi della giustizia. Una grande società pubblica, coinvolta di recente in uno scan- dalo di corruzione, è ricorsa proprio a questo metodo per allontanare un dirigente che aveva ricevuto tangenti. Naturalmente anche lo Stato può fare la sua parte. L’Antitrust rilascia il “rating di legalità” alle imprese che si sono distinte per moralità e onorabilità e questo consente varie agevolazioni, ad esempio nell’erogazione del credito. Se un simile meccanismo premiante fosse esteso al settore degli appalti pubblici, prevedendo punteggi aggiuntivi per chi partecipa a una gara, si incentiverebbe la promozione di comportamenti virtuosi. Palazzo Sciarra, sede Anac
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