Civiltà del Lavoro, n. 2/2019
61 Civiltà del Lavoro maggio 2019 FOCUS che soddisfi le loro aspettative reputazionali e occupazionali. Bilanciare aspetti sanzionatori e aspetti incentivanti rappre- senta sempre una tecnica legislativa corretta ed efficace. Dopo un iniziale entusiasmo, i temi legati alla lotta alla corruzione e la stessa attività dell’Anac sembrano genera- re una certa insofferenza, soprattutto sulle procedure e i controlli sugli appalti, che vengono additati tra i respon- sabili della paralisi delle infrastrutture. Ma è proprio così? Credo che la paralisi nelle opere pubbliche e nelle proce- dure dipenda da ben altre e profonde cause, legate alla più lunga crisi economica che l’Europa abbia finora vissuto. Cre- do anche che aver potuto affrontare e vincere le sfide po- ste a suo tempo dall’Expo a Milano, evitando processi pe- nali, rappresenti un importante risultato. Penso che si dovrebbero incentivare tutti i meccanismi vol- ti ad accentuare un prezioso ruolo “consulenziale” di Anac, coltivarne con attenzione continua la dimensione non bu- rocratica, piuttosto che rappresentare sempre e soltanto l’aspetto sanzionatorio. Lei è anche vicepresidente dell’Università Luiss di cui è stata rettore: nel sistema educativo c’è sufficiente atten- zione ai temi della legalità e del contrasto alla corruzio- ne? E che si potrebbe fare di più? È proprio su questo tema che si registrano le lacune più evidenti. La corruzione è il risultato di un vuoto culturale, ben prima che legale. Le autorità anticorruzione di Hong Kong hanno pressoché completamente sgominato il fenomeno, promuovendo e facendo approvare progetti che includono l’insegnamento dei principi di legalità fin dall’asilo. Da noi non esiste nulla di simile, nonostante i giovani sia- no incredibilmente interessati al tema. Me ne sono resa conto quando, invitata a tenere una lezione su questo ar- gomento in una sede universitaria del Sud, in un’area terri- toriale fortemente condizionata dalla criminalità organizza- ta, ho trovato un’aula da mille posti traboccante di giovani, emozionati, attenti, interessati, desiderosi di uscire da uno schema di illegalità diffusa da cui si volevano per l’appunto allontanare. È da quel momento che mi sono dedicata con passione ad un progetto annuale – frutto di un Protocollo d’intesa tra Anac, Dna, Csm e Luiss, in collaborazione con il Miur – che porta i migliori studenti della Luiss a diventa- re testimoni e tutor di legalità nelle scuole medie italiane. Ne scegliamo una ventina ogni anno, sempre in zone disa- giate, cui quest’anno abbiamo aggiunto due carceri minorili, per svolgere un programma nel quale i nostri studenti pre- parano insieme alle scuole un progetto legato al tema della legalità al termine del quale i migliori tre vengono premiati. Quest’anno vorrei riuscire ad affiancare al premio anche al- cune borse di studio per l’iscrizione alla Luiss degli studenti più bravi. Nel corso dell’ultima edizione ho infatti intervista- to alcuni di essi, chiedendo quale fosse il loro sogno e, sor- prendentemente, alcuni mi hanno risposto: “iscrivermi alla Luiss”. Hanno aggiunto, però, subito dopo che si trattava di un sogno impossibile, visto che le famiglie non avrebbe- ro assecondato questo loro desiderio. E allora chissà se la Federazione dei Cavalieri del Lavoro non voglia assumere questo tra gli altri bellissimi impegni che ha già selezionato in materia di educazione. Cosa si sentirebbe di suggerire alle imprese per dotarsi di adeguati anticorpi contro la tentazione di imboccare la scorciatoia della corruzione? Radicare tra i dipendenti, i funzionari, i dirigenti e i vertici dell’azienda l’idea che il pagamento di una tangente potrà forse, episodicamente, farti vincere un appalto ma, nel me- dio e lungo termine, ti eliminerà dal sistema, con sanzioni ormai così severe, anche di sequestro e confisca del patri- monio personale e aziendale, da compromettere la stessa sopravvivenza dell’azienda. Cosa fare? Un cambiamento potrebbe arrivare da un massiccio inserimento di giovani formati Paola Severino
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