Civiltà del Lavoro, n. 2/2019

72 Civiltà del Lavoro maggio 2019 FONDAZIONI un metro in giù” in cui l’esperienza e l’incontro con l’arte danno vita a una diversa prospettiva di fruizione e di rela- zione con le opere e gli spazi museali, rivoluzionando la re- lazione con l’oggetto esposto e con il suo contesto. I visitatori di ogni età trovano nelle sale spunti di appro- fondimento e di gioco, in continuità con lo spirito che ani- ma le opere, e sono invitati ad adottare lo “sguardo di un bambino”: mettendo alla prova i cinque sensi e liberando la curiosità. Alla Fondazione Cosso una mostra collettiva dedicata alla corrente artistica del secondo dopoguerra Segno, gesto, materia, un nuovo sguardo non solo ver- so l’arte ma verso il mondo tutto. Non schemi rigidi e pre- stabiliti ma tensione verso il nuovo, una visione che crea profondi parallelismi, similitudini e assonanze con la visio- ne della Fondazione Cosso”. Il progetto espositivo, curato dal critico d’arte e docente Francesco Poli, si sviluppa attraverso 12 sale e intende riper- correre le diverse personalità che contribuirono a dar vita a uno stile espressivo lontano dallo studio e dalla contempla- zione, la cui posizione di rifiuto della condizione elitaria del- la cultura artistica trovò nel gesto, nella ricerca sul colore e sulla forma, nel segno e nella materia il suo codice genetico. Oltre sessanta opere accompagnano il visitatore tra dipin- ti, disegni e sculture in un percorso attraverso il “punto di vista” e le riflessioni artistiche nate tra i protagonisti atti- vi a Parigi come Dubuffet, Fautrier, Mathieu, De Staël, Har- tung, Van Velde, Tàpies, Vieira da Silva fino agli esponenti del movimento artistico CoBrA, evocato nel percorso da opere di Jorn, Appel e Alechinsky, per arrivare agli italiani tra cui Fontana, Burri, Capogrossi, Vedova, Turcato, More- ni, Morlotti, Tancredi e Novelli. Un viaggio nell’euforia dell’informale senza dimenticare la scena torinese rappresentata da Spazzapan, Gribaudo, Galli- zio, Merz, Garelli, Ruggeri, Galvano e Carol Rama, fino ai Mae- stri dell’espressionismo astratto americano come Gorky, Hofmann, Tobey, Bluhm e Sam Francis e quelli dell’arte in- formale giapponese, dal Maestro del Gutai Motonaga a Oni- shi, Imai, Domoto e Teshigahara. Una rassegna artistica in cui l’esperienza visiva è accom- pagnata da una riflessione musicale sul tema dell’informa- le attraverso un’installazione sonora realizzata dal proget- to artistico Avant-dernière pensée di Roberto Galimberti. Le opere esposte trovano un ideale controcanto nelle ar- monie, nei suoni, nelle linee vocali e strumentali di tre auto- ri che, tra gli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, hanno sperimentato, ciascuno con il proprio linguaggio, l’espres- sione sonora. Dialogano tra loro le esperienze musicali di Dubuffet, in un’e- splorazione delle possibilità della registrazione, Miles Davis, in Kind of blue, uno dei dischi principali nell’evoluzione del linguaggio del jazz, e la voce di Cathy Berberian nelle Folk Songs di Luciano Berio, tra melodie antiche provenienti da ogni parte del mondo e nuove sonorità. Completa il percorso espositivo lo speciale allestimento “Da Alberto Burri Sf1 1954. Nella pagina precedente Hans Hofmann The Call 1958

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