Civiltà del Lavoro, n. 2/2019

9 Civiltà del Lavoro maggio 2019 lla vigilia delle europee, mentre scriviamo, tutti si chiedono che cosa cambierà dopo il 26 maggio. Qualunque risultato uscirà dalle urne, sarà un terremoto. L’Eu- ropa dovrà trovare nuovi equilibri nel rinnovato Parlamento di Strasburgo. Per i sondaggi della vigilia, il Partito popolare europeo (Ppe) e il Partito socialista eu- ropeo (Pse) dovrebbero perdere qualche decina di seggi, ma resteranno le forze prevalenti anche se potrebbero non riuscire a raggiungere la maggioranza. In questo caso spetterà soprattutto al Ppe decidere se guardare a sinistra, cioè a una nuova intesa con il Pse, magari inte- grando i seggi mancanti con quelli dei Verdi (che dovrebbero aumentare i seggi soprattutto grazie agli ambientalisti tedeschi) oppure guardare al centro e a destra, a un’intesa con i liberaldemocra- tici dell’Alde (che dovrebbero aumentare i seggi aggregando gli eurodeputati del movimento En Marche di Macron) e addirittura ai conservatori-sovranisti, compresi i leghisti di Salvini, come chie- de Berlusconi, ma non altri leader popolari, a cominciare dalla Merkel. Il tipo di maggioranza che si realizzerà nel nuovo Europarlamento sarà importante per la scelta del- la prossima Commissione europea. Il candidato presidente della Commissione, proposto dai gover- ni, dovrà infatti ottenere la fiducia dell’Europarlamento. Anche da questo dipenderà se il candidato del Ppe, Manfred Weber, popolare conservatore, diventerà effettivamente il successore di Juncker, oppure se prevarranno altre personalità di centro o centrosinistra. I tempi non saranno comunque brevi. La seduta d’insediamento del nuovo Europarlamento si terrà il 2 luglio. I primi impegni saran- no la nomina dei direttivi dei gruppi e del presidente e vicepresidenti dell’Europarlamento. Nel frat- tempo, i governi e i partiti cominceranno a discutere sulla nuova Commissione, ma è probabile che le decisioni non arriveranno prima di novembre. Qui entra in gioco la Brexit: i governi hanno con- cesso alla premier inglese May una proroga fino al 31 ottobre. Ed è difficile che la nuova Commissio- ne nasca prima, perché in quel caso anche gli inglesi, con un piede fuori dalla porta, partecipereb- bero alla scelta del nuovo presidente e otterrebbero un commissario, aumentando la confusione. Dagli equilibri politici dipenderà anche la rotta che prenderà l’Unione: l’Europarlamento otterrà più poteri? Avremo un ministro delle finanze e un bilancio dell’Eurozona? Ci sarà un’indennità di disoc- cupazione europea? Si procederà verso l’armonizzazione fiscale? Tutte domande a cui risponde- rà il voto del 26 maggio. Le conseguenze del voto non saranno meno importanti in Italia. La prima risposta riguarda il riequilibrio nella maggioranza: se la Lega supererà il M5S, che cosa chiederà? Gli basterà un aumento di peso nell’esecutivo (per esempio i ministeri di Infrastrutture e Salute). E quanto potrà concedere il M5S senza spaccarsi tra governativi che vogliono restare al governo e radicali che vorrebbero rompere con Salvini e magari aprire un dialogo col nuovo Pd di Zingaret- ti? E, in questo caso, il Pd che farà? Continuerà a chiedere elezioni anticipate, o accetterà il dialogo col M5S? Le domande, come si vede, sono assai più delle risposte, anche alla luce dei risultati elet- torali, che diranno molto, ma non tutto. L’unica speranza è che i partiti, a Bruxelles e a Roma, non dimentichino gli interessi reali dei cittadini e delle imprese.​ EDITORIALE Gli interessi di IMPRESE E CITTADINI A

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