Civiltà del Lavoro, n. 3/2019

32 PRIMO PIANO Civiltà del Lavoro luglio 2019 MARIAROSARIA DAMBRA Alfiere del Lavoro 2017 Economia e Commercio, Università di Ancona L’Europa è “casa” Le elezioni di maggio si sono contraddistinte per una più netta opposizione fra europeisti ed euroscettici. Cosa ne pensa? In Italia, che pure è stato uno dei paesi fondatori del pro- getto europeo, come sappiamo è prevalsa la fazione sovra- nista, che chiede maggiore indipendenza. Personalmente mi colloco tra gli europeisti perché ritengo che il nostro Pae- se da solo non abbia il peso sufficiente per fronteggiare le altre potenze mondiali. L’unione fa la forza e sarebbe me- glio continuare a lavorare per questo progetto invece di distruggerlo. A tale scopo, a mio avviso, l’Europa dovrebbe essere un po’ più tollerante verso quei paesi che si trova- no in difficoltà e fra i quali c’è anche l’Italia; dall’altra parte il nostro Paese dovrebbe dimostrare maggiore disciplina e non sforare i parametri di Maastricht. Ricordiamo inoltre che il pareggio di bilancio è stato inserito in Costituzione. Cosa rappresenta per lei l’Europa? L’Europa è “casa”, è il luogo dove c’è protezione, è l’istitu- zione alla quale puoi appellarti se i tuoi diritti non vengono rispettati nel paese di origine, è lo spazio in cui convivono idee di vari paesi. Purtroppo questo sentimento è poco dif- fuso, specialmente fra i miei coetanei. Molti sono scettici rispetto all’Europa perché l’accusano di non aiutare a suffi- cienza l’Italia sulla questione dei migranti. Al Sud, ad esem- pio, è abbastanza diffusa la convinzione che i migranti in qualche modo sottraggano il la- voro agli italiani. Cosa pensa del risultato delle elezioni? Le grandi famiglie politiche che hanno sino ad oggi dominato il Parlamento hanno registrato un calo ma, a differenza di quanto si pronosticasse, l’ondata dei sovra- nisti non c’è stata. Bisogna però mantenere alta l’attenzione e puntare sull’unione piutto- sto che sui nazionalismi. Personalmente mi dispiace non aver potuto votare. Per i fuorisede è sempre complicato e molte rappresentanze studentesche, oltre a protestare sui social, hanno lanciato la proposta di poter votare nel luogo dove si ha il domici- lio invece che nel Comune di residenza. MARIA CRISTINA FIORE Alfiere del Lavoro 2018 Fisica, Università di Padova Combattere l’indifferenza Primo voto per l’Europa? Sì, anzi, è stato il mio primo voto in generale. L’ho vissuto con grande emozione e senso del dovere. Sentivo l’impe- gno di fare una scelta consapevole e importante perché cre- do che ogni singolo elettore sia indispensabile. Solo così si può combattere l’indifferenza. Noi giovani siamo abituati a sentirci come un universo ristretto, circoscritto tra la famiglia, gli amici e gli studi; quando ci si ritrova davan- ti a occasioni del genere ci si rende conto che siamo parte di qualcosa più grande. Come si è preparata? Ho cercato di documentarmi al me- glio, leggendo i programmi, i quoti- diani nazionali e anche esteri. Credo infatti che uno degli errori più comuni sia stato quello di considerare le elezioni di maggio solo in un’ottica naziona- le, senza guardare allo scenario complessivo, nel quale mai come questa volta è emersa la contrapposizione tra eu- ropeisti ed euroscettici. È stato importante quindi per me potermi confrontare anche con amici e colleghi che vivo- no all’estero per avere una piena consapevolezza di ciò che accade al di fuori del nostro Paese. Ha trovato programmi e candidati nei quali riconoscersi? Sì e personalmente mi considero un’europeista, forse grazie anche al tipo di formazione che ho ricevuto. Ho frequen- tato un liceo europeo nel quale la storia e le tematiche le- gate all’Unione europea erano fondamentali. Di cosa dovrebbe occuparsi maggiormente l’Europa? Il problema del riscaldamento globale e dell’inquinamento dovrebbero stare più a cuore a noi tutti e mi piacerebbe poter riscontrare maggiori risultati. D’altra parte si tratta del nostro futuro, lo dico proprio in senso pratico. Bisognerebbe poi affrontare correttamente il tema dell’im- migrazione trovando soluzioni che possano giovare a en- trambe le parti, ovvero sia i migranti che i paesi ospitanti. Infine, vivo con preoccupazione la mancanza di attenzione verso il tema del nucleare. Con il progresso tecnologico al quale siamo arrivati non si possono sottovalutare i disastri che si avrebbero se mai ci fosse una guerra. E, se penso agli sviluppi politici da qui ai prossimi vent’anni, le confesso che il timore che possa accadere qualcosa c’è. ​

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