Civiltà del Lavoro, n. 3/2019

43 Civiltà del Lavoro luglio 2019 ATTUALITÀ dell’alta Italia era presieduto da un altro banchiere, Alfre- do Pizzoni, uno dei principali artefici della Resistenza e del- la Guerra di liberazione. Negli oltre 70 anni della Repubblica, l’Associazione bancaria è stata ed è lo specchio e lo stimolo per le innovazioni del mondo bancario italiano, sempre più integrato nel conte- sto europeo, accentuando in questi ultimi anni le sensibi- lità etiche, culturali e programmatiche per il sostegno alla ripresa anche nelle fasi più complesse. Oggi l’Italia ha di fronte la sfida della crescita sostenibile e del risanamento definitivo dei conti pubblici: quale può essere il contributo delle banche a queste nuove sfide? L’Abi è distinta e distante dalle dinamiche e dalle polemiche partitiche, è interessata alla crescita complessiva dell’eco- nomia e della società, innanzitutto italiana, attraverso stra- tegie e metodi sostenibili. Il risanamento del debito pubblico è un obiettivo strategi- co di cui l’Abi è fortemente consapevole, ma le responsa- bilità sono delle istituzioni. Comunque, le banche in Italia, sottoscrivendo una parte rilevante del debito pubblico na- zionale, contribuiscono a non far crescere ulteriormente lo spread soprattutto nei momenti più difficili. Uno dei maggiori impegni è convogliare il grande rispar- mio privato verso gli investimenti produttivi delle impre- se, come hanno sottolineato il governatore della Banca d’Italia Visco e il presidente della Consob Savona: cosa può fare di più il sistema bancario per raggiungere que- sto obiettivo? Il mondo bancario italiano è soprattutto impegnato per tra- sformare i risparmi in liquidità per investimenti. Oggi i tassi così infimi evidenziano che vi è più offerta che domanda di credito, soprattutto da parte delle imprese. Le incertezze, non solo italiane, ma più in generale dell’Occidente, con- tribuiscono a frenare gli investimenti. Comunque, i rispar- mi, soprattutto quelli vincolati a una non brevissima durata, sono la premessa per prolungati finanziamenti dell’econo- mia produttiva. Anche nella nuova Europa uscita dalle elezioni del 26 maggio c’è il tema di favorire la crescita. C’è chi sostiene che si dovrebbe varare un grande piano di investimen- ti europei con l’emissione di titoli di debito europei. Se- condo lei è una strada da perseguire? Certamente occorre fare ogni sforzo per sostenere la cre- scita. Ricreare un clima di maggior fiducia che possa inco- raggiare gli investimenti sia pubblici, sia privati.

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