Civiltà del Lavoro, n. 3/2019

57 Civiltà del Lavoro luglio 2019 FOCUS Bruno Ceretto È ormai un dato di fatto che nel settore vinicolo il con- sumatore straniero è abituato a riconoscere il livello quali- tativo delle etichette italiane, frutto di un percorso diffici- le e lungo che ha visto i produttori impegnarsi per decenni a diffondere e promuovere una straordinaria e, direi unica per varietà, collezione di vitigni che raccontano la storia di un paese e delle sue tradizioni; un valore aggiunto indub- biamente, ma che comporta un enorme sforzo di comuni- cazione e, se non ben valorizzato, rischia di creare confu- sione per il consumatore straniero. A questo si aggiunge poi l’abitudine del nostro Paese di muoversi spesso in maniera disunita sui mercati interna- zionali privilegiando una forte regionalizzazione a differen- za di quanto accade ad esempio nella vicina Francia, dove è presente un sistema molto forte e meglio strutturato. In questo panorama globale, Ceretto potrebbe emergere come controcorrente rispetto a ciò che risulta dalle ana- lisi del mercato italiano dove la maggior parte delle azien- de/cantine vende maggiormente all’estero; questo è dovu- to esclusivamente ad una scelta che la famiglia ha deciso di intraprendere fin dalle sue origini e che tuttora è alla base della nostra idea di prodotto e di vendita. Noi amiamo e abbiamo accettato fin da subito le sfide dei mercati stranieri, ma siamo fortemente legati al nostro ter- ritorio e ne riconosciamo le enormi potenzialità sia in ter- mini di crescita, sia di fascino. Questo ci ha spinti a inve- stire soprattutto nella nostra regione e negli straordinari prodotti che qui crescono. I mercati stranieri sono indubbiamente importanti, ma al netto della nostra attività solo il 40% dei nostri vini sono esportati. Alcuni cambiamenti li abbiamo vissuti da quan- do Bruno Ceretto ha iniziato ad aprire mercati nuovi oltre i confini italiani. Gli Stati Uniti restano il nostro maggior cliente straniero per affetto, per conoscenza e per passione dei prodotti made in Italy, seguito dal Giappone da Hong Kong e dalla Russia. Ora, rispetto agli anni Cinquanta quando gli orizzonti si esaurivano in Europa, Germania e Regno Unito principalmente, il produt- tore deve viaggiare in ogni continente e indubbiamente Alla varietà e alla qualità si deve accompagnare la necessità di una buona strategia, che mira ad avvicinare il consumatore italiano e quello straniero al proprio prodotto, instaurando una fiducia basata sul valore della tradizione e dell’eccellenza

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