Civiltà del Lavoro, n. 3/2019

58 Civiltà del Lavoro luglio 2019 FOCUS guardare più a Oriente, dove, oltre alle sfide di concor- renza sempre più agguerrita, subentrano incomprensioni culturali oppure impreparazione e a volte anche una buro- crazia che interferisce con dazi inarrivabili su certi prodotti. Per noi è fondamentale aprirsi e vendere all’estero, ma re- stiamo convinti che sia necessario per avvalorare ed edu- care all’autenticità del nostro prodotto invitare gli stranieri a conoscere, visitare e soprattutto consumare i nostri vini sul territorio e far godere di un’esperienza unica dove il vino è sì la componente principale ma accompagnato dal cibo, dalla storia, dalla cultura, dal panorama e dal calore umano. Ce lo dimostrano i numeri alla mano: dei 15mila visitatori nel- la nostra cantina principale almeno il 60% è straniero con provenienze da circa 50 nazioni e, ancora, dei 10mila clienti del ristorante Piazza Duomo, oltre l’80% non è italiano, per- centuali che alcuni anni fa nessuno si sarebbe immaginato. Questo per noi significa anche aprirsi all’internazionalizza- zione con in più il fondamentale valore aggiunto dell’espe- rienza diretta e personale. È quindi utile concludere con una sintesi che ripercorre ve- locemente la nostra storia iniziata con Riccardo Ceretto, ori- ginario di Santo Stefano Belbo emigrato per necessità nella vicina Alba dove fonda nel 1937 la prima Casa Vinicola. Già in lui si intravede il tema conduttore, quelle colline di Lan- ga e quei prodotti che porteranno i due figli Bruno e Mar- cello ad una vera rivoluzione a partire dagli anni Sessanta. Riccardo non nasce enologo, ma coglie l’occasione di tra- sformare il vino in un’attività e inizia a selezionare uve e vi- Profilo BRUNO CERETTO è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2001. Ha ampliato l’azienda di famiglia comprando già dagli anni ’60 vigneti nelle zone celebri del Barolo e del Barbaresco. Oggi i vini Ceretto sono riconosciuti a livello internazionale. Promuove iniziative per la diffusione della cultura e della tradizione enogastronomica delle Langhe nificare a suo nome alcuni dei più classici vini piemontesi. I visionari saranno i due figli, che intuiscono come i vitigni locali, in primis il Nebbiolo, possano competere con le più rinomate varietà internazionali per originare vini straordi- nari: il Barolo e il Barbaresco ne sono un palese esempio. Lo scontro generazionale avviene sul concetto cardine che caratterizza ora le Langhe, il cru, la scelta e l’acquisto del vigneto migliore e sul controllo totale della filiera, con- cetti estranei ai viticultori dell’epoca. Bruno e Marcello in- sistono e questo sarà un punto di forza nel consolidamen- to dell’azienda Ceretto, che inizia un’avvincente rincorsa ed espansione. La terza generazione Ceretto La nostra esperienza ci insegna che è fondamentale aprirsi e vendere all’estero, ma che allo stesso tempo sia necessario invitare gli stranieri a conoscere, visitare e soprattutto consumare i nostri vini sul territorio e far godere di un’esperienza unica dove il vino è sì la componente principale ma accompagnato dal cibo, dalla storia, dalla cultura, dal panorama e dal calore umano​

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