Civiltà del Lavoro, n. 3/2019

63 Civiltà del Lavoro luglio 2019 FOCUS soluzione per bloccare questa peste. Adesso guardiamo al futuro. Mi auguro che la prossima campagna olivicola sia abbondante e la fioritura di queste settimane lascia presa- gire una buona raccolta. Occorre, però, un aiuto nella sensibilizzazione al consumo di olio extravergine d’oliva 100% italiano e una lotta alle fro- di e alle contraffazioni che inquinano il mercato. I sottoco- sti e le svendite sono fuori da ogni logica e inevitabilmen- te hanno ripercussioni gravi sull’economia dei produttori italiani onesti. Qui serve una costante azione anche dalla parte pubblica. Il settore deve sapersi rilanciare, deve finalmente fare siste- ma, rapportare la filiera, puntare sulla sostenibilità. E proprio in tema di sostenibilità ho il piacere di essere sta- to il primo produttore a certificare il proprio olio Dop co- me sostenibile, ulteriormente valorizzando la varietà Co- ratina che è il pregio dell’olivicoltura del Nord Barese. Una varietà dall’inconfondibile sapore intenso di fruttato, ama- ro e piccante e con un importantissimo valore salutistico e nutraceutico grazie all’elevatissimo contenuto di polifenoli. Il mondo della olivicoltura purtroppo vive spesso di criti- cità e dovrebbe guardare al modello di un altro comparto chiave dell’economia che invece è in forte crescita, il mo- dello vincente della vitivinicoltura. Non c’è dubbio che il successo del vino italiano, esaltato- si rapidamente negli ultimi decenni, sia il segno di una fe- lice sinergia tra tutte le componenti (anche di parte pub- blica) che hanno saputo cogliere costantemente gli umori dei mercati, i gusti dei consumatori. È così che sono cresciute le capacità produttive degli im- prenditori nelle vigne e nelle cantine, valorizzando antiche tradizioni e storie di vini che sono il frutto delle radici cul- turali di tante famiglie italiane. Da qui uno sviluppo testimo- niato da numeri e tanti progetti in cantiere: l’Italia è il primo Paese al mondo con oltre 650mila ettari destinati alla viti- vinicoltura, con circa 400 vini a denominazione di origine, con un export che vale sei miliardi euro, con nuove frontie- re che si aprono con il turismo enologico che fattura circa 2,5 miliardi di euro (positivo il recente decreto sull’enoturi- smo del ministro dell’agricoltura Centinaio), con la felice ri- scoperta, in diversi territori, di vitigni autoctoni prima igno- rati, con la costante incentivazione delle attività nel campo della ricerca e delle innovazioni tecnologiche, con il prezio- so lavoro dei consorzi di tutela e valorizzazione che hanno aperto i mercati anche a vini prima poco noti. Mi piace sottolineare in particolare che il consorzio Castel del Monte Doc a cui appartengo vanta oggi ben tre vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg) conferendo ulteriori potenzialità alle nostre varietà au- toctone: il Nero di Troia e il Bombino Nero; quest’ultimo è stato il primo vino rosato italiano a essere elevato a Docg. Quanto costruito finora nel settore vitivinicolo indica una strada certa da percorrere nel futuro immediato: puntare con decisione sulle politiche di filiera da inquadrare in un più ampio programma nazionale di interventi e di sostegni soprattutto in campo infrastrutturale, divulgativo e promo- zionale di un made in Italy che garantisce prodotti di qua- lità, controllati, certificati, con elevati indici occupazionali e che non possono essere penalizzati da una concorrenza sleale di altri paesi. Concludo con un auspicio da imprenditore che per natu- ra deve essere fiducioso: il settore olivicolo e quello vitivi- nicolo, ma anche altri, hanno la forza di contribuire deci- samente allo sviluppo economico, sociale e occupazionale dei territori, ma la mano pubblica deve svolgere un irrinun- ciabile ruolo di supporto. Forse anche in questo senso c’è un qualche auspicato nuo- vo segnale di attenzione affinché l’agricoltura italiana torni a essere il “settore primario”. Profilo ONOFRIO SPAGNOLETTI ZEULI è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2008. Imprenditore agricolo dagli anni ’60, guida l’azienda olivicola e vitivinicola che si estende per circa 400 ettari. Il suo olio ed il suo vino, dapprima apprezzati solo localmente, ora sono conosciuti in Italia e all’estero

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