Civiltà del Lavoro, n. 3/2019
65 Civiltà del Lavoro luglio 2019 TURISMO RICCO MA NON PER TUTTI . I tassi di cresci- ta non sono tuttavia distribuiti in modo uniforme sul terri- torio nazionale, con autentici paradossi in alcune aree del Mezzogiorno che, sulla carta, avrebbero potenziali invidiabili. In particolare, in cinque regioni su 20 si concentra oltre la metà della spesa (54,3%) e si tratta, manco a dirlo, di regio- ni del Centro-Nord. La Lombardia è al primo posto con il 13,6% (pari a circa 11 miliardi di euro) della spesa complessiva effettuata dai tu- risti non residenti in Italia e di quelli residenti in altre regio- ni; seguono il Lazio con l’11,4% (9,2 miliardi), la Toscana con l’11,3% (9,1 miliardi), il Veneto con l’11,3% (8,3 miliardi) e l’E- milia-Romagna con il 10,2% (6,1 miliardi). Nelle regioni del Sud c’è invece un grave scollamento fra flussi effettivi e il potenziale: sebbene l’area rappresenti il 78% delle coste italiane, ospiti i tre quarti del territorio ap- partenente a parchi nazionali e accolga più della metà dei siti archeologici e quasi un quarto dei musei, nel 2017 la spesa degli stranieri nel Mezzogiorno era pari ad appena il 15% del totale. C’è qualcosa che non va. C’è molto lavoro da fare per arrivare a toccare con mano il tesoro che ci circonda e ciò è ancora più vero a fronte di uno scenario in rapido mutamento sia in termini tecno- logici (Airbnb sembra esserci da sempre ma ha solo dieci anni), sia in termini di gusti dei viaggiatori. L’Historic Urban Landscape dell’Unesco sottolinea per esem- pio la necessità di realizzare politiche finalizzate alla valoriz- zazione del genius loci e allo sviluppo di nuove forme di so- stenibilità in direzione di uno “slow tourism”, un turismo alla ricerca dell’autenticità dei luoghi nell’esperienza di visita. un settore così in salute che da un po’ di tempo a questa parte si ragiona su come risolvere i problemi di “over-tou- rism”. Sostenuta dalla riduzione dei co- sti di trasporto e dalla crescita dei li- velli di reddito anche nelle economie emergenti, si consolida anche in Italia il trend globale che vede le singole mete urbane in cima ai flussi turistici di interi territori. Le sole cit- tà d’arte, tanto per fare un esempio, hanno fatto registrare negli ultimi anni numeri che non è iperbolico definire im- pressionanti: Venezia (86,5%), Firenze (73,9%), Roma (70,1%), Milano (64,9%) e Verona (57,5%) hanno percentuali di tu- risti stranieri in costante crescita. Venezia e Firenze, poi, presentano un indice di “turisticità” territoriale pari a 45 e 26, il che significa che a Venezia per ogni abitante vi sono 45 turisti, mentre a Firenze ve ne sono 26. È evidente che la questione non è come far arrivare i turisti, ma come ge- stirli al meglio. Del resto l’Italia, primo paese al mondo per luoghi riconosciuti come patrimonio dell’umanità, è tra le nazioni a più antica vocazione turistica. Agli inizi degli anni Ottanta, un’epoca fa, quando il turismo era limitato ancora a poche destinazioni internazionali, il Belpaese era secondo solo agli Stati Uniti per incidenza sulla spesa turistica glo- bale, un comparto cui è direttamente riconducibile oltre il 5% del pil e oltre il 6% degli occupati. L’ultimo Rappor- to sul Turismo Italiano, curato dall’Istituto di ricerca su in- novazione e servizi per lo sviluppo del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iriss), prospetta per il 2019 un ulteriore incremento del 4%, con la compagine proveniente dall’e- stero a dare un contributo sempre più decisivo al settore. TURISMO un potenziale per competere Primo paese al mondo per luoghi riconosciuti come patrimonio dell’umanità, è tra le nazioni a più antica vocazione turistica. Cosa fare per aumentare la competitività? Investire sui trasporti nel segno della sostenibilità È di Giovanni PAPA INCHIESTA
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