Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2019
22 Civiltà del Lavoro novembre 2019 SPECIALE Innovazione, conoscenza, intelligenza sono infrastrutture necessarie per rinsal- dare la casa comune europea. Ma senza una politica in grado di farne sistema rischiano di rimanere risorse sprecate. È la preoccupazione di Cesare Puccioni, presidente del Gruppo Toscano dei Cavalieri del Lavoro. “L’Europa era e rimane indispensabile per ogni imprenditore italiano. Impensabile persino per un Paese come la Germania pensare di competere da solo su un mercato globale”. Se nel quadro europeo l’Ita- lia vuol contare, giustamente, come la Germania, bisogna piuttosto lavorare per avvicinare il siste- ma Paese ai livelli di quello tedesco, a comincia- re dai tassi di produttività. “Abbiamo un livello di produttività tra i più bassi d’Europa” ricorda Puccioni. “La Germania ce l’ha più alta del 30% e può permettersi di pagare stipendi più alti ai lavoratori, di ridurre le tariffe pubbliche e così via”. Italiani meno desiderosi di lavorare? Affatto. “Il problema è una burocrazia asfis- siante”. Un punto debole richiamato anche da Costanzo Jannotti Pecci, presidente di Federterme e già presidente di Federturismo Confindustria. “Anni per ottenere l’autorizzazione ad aprire un nuovo stabilimento, mesi e mesi in attesa di pare- ri favorevoli ad un’intrapresa che genera lavoro e occupazione. Paghiamo a tutti i livelli – sottolinea il Cavaliere del Lavoro – una cultura del sospetto nei confronti dell’impresa che non esiste in un alcun altro Stato europeo e che zavorra pesantemente non solo la fiducia di chi vuole investire, ma anche la capacità di attrarre investimenti dall’estero. La tanto vituperata Bolkestein è stata un problema solo in Italia, non negli altri Stati membri: altrove è stata declinata in base agli interessi nazionali, da noi nel 2010 non è stato fatto altrettanto e le conseguenze si vedono”. Lentezza e inefficienza della macchina burocratica non sono tuttavia appannaggio dell’Italia ma, in una fare una globalizzazione a misura di uomo”. La tavola ro- tonda prosegue con l’intervento di Sebastiano Maffettone, il quale, dopo aver premesso che occorre non demonizzare il sentimento della paura perché spesso foriera di risultati, snocciola sinteticamente alcune considerazioni. Innanzitut- to oggi “il conflitto ideologico, politico e culturale non è più quello tra destra e sinistra, ma tra persone scettiche sull’Eu- ropa e persone che sono riformatori moderati. Le Pen e la sinistra radicale – spiega – hanno posizioni simili sull’Euro- pa”. A questa valutazione aggiunge il fatto che “l’Europa è una necessità”. Dove ciò è particolarmente evidente? Nel Costanzo Jannotti Pecci Cesare Puccioni controllo dei Big data, ad esempio, che oggi sono il moto- re dell’economia e della politica. Per il docente né gli Sta- ti Uniti, né la Cina hanno interesse a introdurre una rego- lamentazione del settore. “L’unica forza al mondo che può agire seriamente sui Big data e ha cominciato a farlo con il famoso Gdpr è l’Europa”, sottolinea Maffettone. Un ulteriore punto di riflessione è il tante volte richiamato lascito della pace. Ciò non è avvenuto per caso, ma perché Il conflitto politico e culturale non è più quello tra destra e sinistra, ma tra persone scettiche sull’Europa e persone che sono riformatori moderati Sebastiano Maffettone
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