Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2019

23 Civiltà del Lavoro novembre 2019 SPECIALE prospettiva più ampia, si stanno rivelando il tallone di Achille della stessa comunità europea. Lo esprime con parole nette il Cavaliere del Lavoro e patron del Gruppo Brembo, Alberto Bombassei. “L’Europa è una potenza lenta”. Ed ecco il perché: “Il grande problema è la lentezza nella capacità di decidere che il sistema di regole dell’istituzione continentale impone. Il modello dell’economia sociale di mercato va difeso e in un mondo in cui le democrazie liberali non paiono più essere di gran moda, resto convinto che quel modello debba rimanere l’unica strada maestra. Ma non possiamo più con- sentire che le scelte politiche europee abbiano tem- pi così lunghi. Il Consiglio, che è l’organo più forte dell’architettura costituzionale europea, è spesso vincolato a decisioni all’unanimità. Non è più ac- cettabile. Ci vogliono gli strumenti per difendere ruolo e interessi europei con efficacia e tempesti- vità – conclude – e questo soprattutto in un mo- mento in cui la guerra commerciale tra le grandi potenze ci fa correre rischi altissimi”. Torna sulla lentezza dell’Europa anche Ugo Sa- lerno, Cavaliere del Lavoro, presidente e ammini- stratore delegato del Rina, il Registro navale che è oggi anche un’importante società internazionale di certificazione e consulenza. “L’Europa ha mostrato una grave debolezza nella capacità di decidere su questioni importanti. Tutto il contrario, peraltro, di quello che pensano i sovranisti: bisogna trasferire più poteri alle strutture centrali dell’Unione per sviluppare politiche non solo fiscali e di bilancio, anche perché sono poco omogenee e ognuno rivendica le sue soluzioni”. Il vero nodo è la necessità di una politica estera e industriale unica di cui si avverte sempre più l’urgenza. “Basti pensare alla digitalizzazione – sottolinea Salerno – oggi controllata da due giganti, sia pure con visioni Alberto Bombassei Ugo Salerno Occorre arginare una subcultura emergente che mette nel mirino tre categorie specifiche: donne, ebrei e migranti “il modello costruito per l’Europa, nonostante le deficienze, i fallimenti, l’estremo barocchismo di strutture istituzionali che si moltiplicano, è fondamentale perché mette insieme due cose diverse: lo Stato e un’entità transnazionale”. Le grandi questioni di oggi hanno impatto e rilevanza globale – si pensi alla questione climatica sollevata in tempi recen- ti dal movimento ambientalista ispirato a Greta Thunberg – e non è pensabile di affrontarle a livello nazionale. L’Unio- ne europea, in questo senso, offre una via. Il direttore dell’Huffington Post interviene nel dibattito e sti- mola il docente a riprendere la questione della paura citata a inizio intervento: “Come si rimuove? La paura è quella che ha bloccato l’Europa”, commenta Annunziata. Maffettone distingue allora tra valori (ed emozioni) profondi e valori politici. I primi appartengono alla persona, i secondi sono quelli che si portano in piazza e sono quelli sui quali si può costruire un’integrazione. Diritti e libertà riguardano questa seconda sfera. “Le radici dell’Europa – conclude il docente – sono sicuramente cristiane, ebraiche, islamiche, ma si ritrovano molto anche nell’Illuminismo. Secondo me il padre dell’Europa moderna è Immanuel Kant”, per il Giovanni Maria Flick

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