Civiltà del Lavoro, n. 6/2019
Civiltà del Lavoro dicembre 2019 49 Una produzione spagnola come la serie “La Casa di Car- ta” è diventato un fenomeno globale, diventando la se- rie non in lingua inglese più vista su Netflix. A parte Gomorra, prodotta comunque da Sky, crede che dall’Italia possano emergere fenomeni del genere? L’industria audiovisiva italiana ha certamente le capacità e i talenti per creare produzioni di questo calibro. Come Lux Vide siamo stati fra i primi a realizzare prodotti internazio- nali, “Guerra e Pace”, la prima coproduzione di sette pae- si europei, ad esempio, e la serie della Bibbia con la quale siamo stati, tutt’oggi, l’unica casa di produzione italiana a vincere un Emmy. Più recentemente con la saga de “I Medici” siamo stati il primo prodotto italiano a essere distribuito su Netflix nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Canada. Per Sky Studios abbiamo appena concluso “Diavoli” distri- buito nel mondo da NBC Universal, il cui tema centrale è lo strapotere acquisito dalla finanza globale nel determi- nare destini non solo del singolo investitore ma di intere nazioni e con Sony stiamo producendo una serie su “Leo- nardo da Vinci”. A quale produzione è più affezionata e perché? Don Matteo! Il protagonista è un personaggio che si prende cura della comunità in cui vive fornendo spunti per risolve- re i problemi piccoli e grandi che l’affliggono. Un tratto che accomuna molti protagonisti delle nostre se- rie e rappresenta quella che ho sempre considerato la mia missione come imprenditrice dell’audiovisivo. Ha sempre sottolineato l’importanza della sua educazione e ispirazione cristiana. Quanto ha influito sul suo lavoro? Io sono un’aspirante cristiana. Nel mio lavoro ho sempre voluto che il pubblico avesse uno spazio dedicato all’intrat- tenimento ma un intrattenimento che lasciasse nel cuore e nella mente del pubblico un messaggio di positività, for- nendo strumenti che aiutassero a migliorare sé stessi e il mondo in cui viviamo.
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