Civiltà del Lavoro, n. 6/2019
64 Civiltà del Lavoro dicembre 2019 Dal tornio a capo degli industriali svedesi BICICLETTE E NON SOLO SALVATORE GRIMALDI Svezia – Industria/Componentistica automotive n italiano presidente degli industriali svedesi? Come ci è riuscito? Il mio lavoro e il successo delle mie azien- de nonché la sempre crescente quantità di persone che venivano impiegate nelle mie imprese sono state notate dai miei colleghi imprendi- tori. La decisione degli industriali svedesi di nominarmi lo- ro presidente mi ha molto onorato. La sua è una splendida storia di integrazione, un tema oggi vissuto con toni preoccupanti e preoccupati in Eu- ropa e in Italia. Cosa ne pensa? La Svezia dopo la Seconda Guerra Mondiale aveva bisogno di manodopera volenterosa e specializzata per poter sod- disfare il forte sviluppo industriale all’epoca in atto, infatti molti prodotti svedesi venivano esportati in tutta Europa. Le grandi aziende avevano uno speciale permesso per po- ter reclutare manodopera specializzata soprattutto dal Sud Europa. Molti italiani trovarono lavoro presso ASEA (og- gi ABB), Electrolux, Atlas Copco, Volvo, Scania, etc. Per la Svezia questa strategia di reclutamento di manodopera fu una grande opportunità. All’epoca i miei familiari vivevano e lavoravano a Taranto in qualità di meccanici specializzati. Quindi date le loro capacità vennero selezionati e chiama- ti dalle aziende svedesi. Con molta probabilità nessuno di loro immaginava di rimanere in Svezia per più di alcuni an- ni. Invece, siamo quasi tutti rimasti in Svezia anche se il le- game con l’Italia è sempre rimasto molto forte. L’integrazione per noi e stata relativamente semplice. L’in- dustria svedese e gli svedesi avevano bisogno di noi. Gli ita- liani erano immediatamente pronti a lavorare senza richie- dere alcuna istruzione supplementare. L’industria svedese fu in grado di svilupparsi con successo e gli italiani fecero parte di questo sviluppo. Quando la mia famiglia arrivò a Västerås per lavorare in ASEA, ad attenderli oltre ad un lavoro sicuro c’erano case nuove e accoglienti. Io appena giunto in Svezia iniziai subi- to la scuola; era tutto talmente sorprendente ed emozio- nante che il fatto di non parlare svedese e di avere quindi difficoltà di comunicazione con i miei compagni di classe si risolse con entusiasmo immediatamente. Dal mio punto di vista, il modo migliore per integrare i po- poli è attraverso il lavoro. Se nel paese ospitante c’è biso- gno di manodopera e all’immigrato viene data l’opportuni- tà di contribuire attraverso il proprio lavoro, gli si dà dignità e considerazione sociale. Quindi è molto importante che queste persone abbiano l’opportunità di entrare nel mer- cato del lavoro prima possibile. U
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