Civiltà del Lavoro, n. 6/2019
72 Civiltà del Lavoro dicembre 2019 Da un secolo orologi all’avanguardia L’ORA DEL PRESTIGIO GIAN RICCARDO ROBERTO MARINI Milano – Commercio/Orologeria di lusso mmediatamente associato al lusso, il marchio Rolex è sin dall’origine legato anche a una profonda carica innovati- va. Basti pensare all’Oyster, primo oro- logio da polso impermeabile all’acqua e alla polvere presentato nel 1926. Dal suo osservatorio, come giudica la propensione all’in- novazione delle imprese italiane? Innanzitutto vorrei precisare che non è mai stata nostra pre- rogativa associare il marchio Rolex al termine “lusso”, ma piut- tosto a quello di “prestigio”, quel prestigio che ha permes- so di costruire il successo di Rolex lungo più di cento anni. Per rispondere alla domanda, ritengo che in Italia vi siano aziende altamente innovative e altre che non lo sono affatto. In questi ultimi anni leggendo organi di stampa, seguendo conferenze o incontrando personalmente imprenditori e dirigenti d’azienda ho notato la voglia, se non la necessità, sempre più crescente di innovarsi, soprattutto per stare al passo delle imprese straniere concorrenziali. Per quanto ci concerne siamo sempre stati all’avanguar- dia per tecnologia e qualità dei nostri prodotti. Il nostro è sempre stato un continuo rinnovamento, ma nello spirito della tradizione. Nel 2011 è arrivato alla guida mondiale del Gruppo Rolex. Si può dire che oltre alla creatività, al design e alla moda, gli italiani possono eccellere anche in capacità gestionali? Certamente gli italiani possono e sanno eccellere e mi sem- bra che questa caratteristica e capacità non siano soltanto espresse nel campo del design e della moda, ma trovino ri- scontro anche in tanti altri settori meno conosciuti. Quali sono i mercati più interessanti? In particolare, che tipo di riscontro hanno i prodotti Rolex tra i nuovi con- sumatori cinesi? I mercati più interessanti sono sempre stati i tradizionali mercati europei, insieme a quelli americano e giapponese. Cina e Hong Kong sono mercati in evoluzione e i consuma- tori dei nostri prodotti si stanno sempre più adeguando al gusto e al design dei mercati occidentali. In particolare, non abbiamo mai voluto creare modelli che potessero essere in- dirizzati al mercato cinese ma piuttosto aspettare che fos- sero i cinesi ad accettare le nostre collezioni. I
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