Civiltà del Lavoro, n. 1/2020
Se si allarga lo sguardo anche al bacino della Difesa (A&D), i dati sono ancora più significativi. Dal più recente rappor- to dell’Aiad, la Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza, emerge che al 31 dicembre 2018 gli addetti del settore ammontano a circa 230mila, di cui oltre 50mila quelli diretti, per un fatturato annuo che supera i 16,2 miliardi di euro. Di questi numeri, le grandi aziende, Leonar- do, Fincantieri, Avio, Iveco, Elettronica coprono la percen- tuale più rilevante, oltre l’80%. Se tuttavia si considerano i quadri associativi in termini unitari di impresa, ben oltre l’85% delle aziende federate sono piccole e medie imprese. Conta sottolineare che si tratta del secondo settore per investimenti in ricerca e sviluppo (1,4 miliardi di euro). No- nostante la quota relativamente contenuta del Pil dedicato alla Difesa (attorno all’1,5%), il settore rappresenta un asset decisivo per produzione industriale, export e innovazione. Quarto contributore netto tra gli Stati europei, vale a dire che garantisce al budget dell’Ue più soldi di quanti ne riceva, lo spazio è uno dei pochi settori in cui l’Italia riceve dall’Eu- ropa più di quello che dà. Tra i 22 paesi che compongono l’Esa, l’Italia è l’unico dei grandi paesi in “sovraritorno”: ri- ceve più di quanto investe. Anche così si spiega la scelta di raddoppiare l’investimento italiano in Esa per il prossimo quinquennio: da poco più di un miliardo a 2,3 miliardi di eu- ro. Come ha di recente sottolineato il presidente dell’Agen- zia spaziale italiana, Giorgio Saccoccia, gli investimenti nelle tecnologie del settore arrivano a generare ritorni da quat- tro a sette volte superiori all’investimento. LO SPAZIO EUROPEO Che la Space economy stia cono- scendo una congiuntura particolarmente favorevole emer- ge anche da un recente rapporto firmato da Ernst & Young, “Il settore difesa: quadro internazionale e principali trend”, che ha evidenziato come il settore A&D sia cresciuto a li- vello globale con un tasso di incremento del 2,8% nel pe- riodo 2012-2017 con una marginalità media per le imprese (Ebit) attorno al 10,4%. In Europa il volume d’affari è stima- to in 93,7 miliardi di euro per un 1,5 milioni di occupati e gli autori del rapporto fanno notare come “le mutate priorità geopolitiche degli Stati Uniti e la Brexit possono porre le condizioni per una crescita”. Su questo aspetto la Commis- sione europea punta molto e lo ha ribadito nella conferen- za annuale sulla politica spaziale europea tenuta a Bruxelles (22-23 gennaio), che quest’anno aveva come titolo “Spazio per l’Europa, spazio europeo nel mondo”. Nel bilancio 2021- 2027 dell’Ue saranno 16 i miliardi per lo spazio e saranno gestiti in seno alla nuova struttura DEFense Industry and Space – Defis, associata alla DG Connect, la direzione delle reti digitali nel portafoglio del Commissario per il mercato interno, il francese Thierry Breton. “Puntiamo a un’Europa autorevole – ha detto Breton – che mantenga l’autonomia di accesso allo spazio, che continui a investire su Galileo e su Copernicus e ne metta a frutto i dati, realizzando i ser- vizi per le istituzioni, le imprese e i cittadini”. L’industria dello spazio in Italia Tra i 22 paesi che compongono l’Esa, l’Italia è l’unico dei grandi paesi in “sovraritorno”: riceve più di quanto investe. Anche così si spiega la scelta di raddoppiare l’investimento italiano in Esa per il prossimo quinquennio: da poco più di un miliardo a 2,3 miliardi di euro 7 mila addetti fatturato 2018 2,23 mld 2,3 mld investimento in ESA per il prossimo quinquennio 1 ° paese ESA per contributi ricevuti 6 ° potenza industriale al mondo 600 imprese FOCUS
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