Civiltà del Lavoro, n. 1/2020

54 Civiltà del Lavoro febbraio 2020 FONDAZIONI Verona ha un nuovo gioiello. Uno scrigno d’arte nel cuore della città nato dal restauro del più bel palazzo barocco veronese e dall’apertura al pubblico della straordinaria collezione del Cavaliere Luigi Carlon: 350 opere, dal Trecento ai nostri giorni Luigi Carlon Palazzo Maffei, Verona e credo possa essereun momento di arricchimentoper la città di Verona e per chi verrà a percorrere queste sale. Ho raccolto la collezione con una passione che sento an- cora viva e che continua a guidare il mio rapporto con l’u- niverso creativo, ma sempre più sento che le opere d’arte necessitano di parlare a molti per essere vive; devono es- sere guardate da tanti occhidiversiper diventare terreno di confronto e di crescita per il presente. Soprattutto per i più giovani. Più sono gli sguardi, più sono le emozioni, i valori, i messaggi”. Una selezione di opere nata oltre cinquant’anni fa quando, poco più che ventenne, Carlon iniziò a frequen- tare gli studi di pittori veronesi avvicinandosi all’espressio- nismo astratto. Allora era uno studente universitario e un impiegato di banca che con i suoi primi stipendi alimenta- va una passione che sarebbe diventata nel tempo poliedri- ca. Più tardi avrebbe fondato la Index, azienda leader nel- la produzione di rivestimenti impermeabilizzanti utilizzati, tra l’altro, per opere architettoniche quali le Emirates To- wers di Dubai, i parcheggi interrati degli Champs-Élysées e di Place-Vendôme a Parigi e l’Empire State Building di New York, solo per citarne alcuni. Eclettica e senza limiti cronologici, la collezione, aperta al pubblico lo scorso 14 febbraio, comprende nuclei signifi- cativi che testimoniano l’organicità delle acquisizioni per la ricca presenza di opere appartenenti alla pittura veronese dal XV al XVIII secolo, come pure al futurismo italiano, alla metafisica, al surrealismo, ma anche alla pittura astratta del- la seconda metà del XX secolo. Laddove l’interesse per la storia artistica veronese, elemento identitario della raccol- ta, è rappresentato dalle opere di Altichiero e Liberale da Verona, Niccolò Giolfino, Zenone Veronese, Bonifacio de’ Pitati, Antonio e Giovanni Badile, Felice Brusasorci, Jacopo Ligozzi, Alessandro Turchi, Antonio Balestra, Marc’Antonio Bassetti e Giambettino Cignaroli. Un patrimonio culturale che insieme al restauro di Palaz- zo Maffei, da lui sostenuto, dona alla città di Verona, dal 15 febbraio scorso, un’esposizione caratterizzata da una dop- pia anima. La prima privilegia il dialogo con gli ambienti del piano nobile per ricreare l’atmosfera di una dimora privata nella quale nuclei tematici di arte antica incontrano la mo- dernità. La seconda, dedicata al Novecento e all’arte con- temporanea, trasforma la passione per il Futurismo e la Me- tafisica in una galleria museale, nella quale sono protagonisti alcuni dei massimi esponenti del XX secolo: Boccioni, Seve- rini, Braque, de Chirico, Casorati e Morandi accanto a Max Ernst, Duchamp. E ancora Afro, Vedova, Burri, Tancredi, De Dominicis, Manzoni e altri ancora.

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=