Civiltà del Lavoro, n. 2/2020

15 Civiltà del Lavoro aprile • maggio 2020 colf, badanti e lavoratori agricoli. E abbiamo dovuto anche cercare di evitare gli abusi, che purtroppo ci sono sempre in questi casi. Ma posso dire che dopo i primi giorni di diffi- coltà, per esempio nel sistema informatico dell’Inps, le pro- cedure hanno funzionato anche perché abbiamo cercato di estendere automatismi e autocertificazioni con control- li successivi. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di evitare che cit- tadini e imprese perdano il lavoro o l’attività a causa del co- ronavirus. Ma questo obiettivo, che prevede riaperture gra- duali, deve essere coniugato con l’esigenza di contenere e non far riesplodere l’epidemia. Le imprese temono di perdere quote di mercato e di non riuscire a sopravvivere perché i fatturati crollano, ma mol- ti costi restano. Che rassicurazioni si possono dare loro? Sin dall’inizio abbiamo puntato a ridurre i costi per le im- prese: è anche questo l’obiettivo dell’estensione della cas- sa integrazione. Abbiamo cercato di ridurre o posticipare gli altri costi fissi e oneri fiscali, dalle bollette all’Iva. Abbiamo abolito l’Irap di giugno. E poi abbiamo erogato liquidità a tassi bassi grazie alle garanzie statali. Ma ci siamo resi conto che questo po- trebbe causare un sovraindebitamento delle imprese che già erano in parte sottocapitalizzate. Per questo abbiamo varato sussidi a fondo perduto per le piccole imprese in proporzione al fatturato e ricapitalizza- zione con incentivi fiscali e anche interventi pubblici per le imprese maggiori. Per quel che riguarda le quote di mercato, andiamo verso una fase di calo della domanda interna e internazionale e dovremo seguire con grande attenzione l’andamento delle diverse filiere e delle catene internazionali del valore per in- tervenire tempestivamente, anche con maggiori aiuti all’ex- port. Siamo stati tutti orgogliosi quando i produttori di au- to tedeschi hanno detto alla Merkel che per loro l’Italia è fondamentale perché molte componenti delle loro vetture sono fabbricate dalle nostre imprese della componentisti- ca. Ma il mercato dell’auto è fermo e le imprese rischiano di ricominciare a produrre per il magazzino. Intanto la finanza pubblica è sotto pressione e l’agenzia di rating Fitch ci ha declassato a un livello appena su- periore ai titoli spazzatura. Che accadrà quando l’emer- genza sarà finita? A Fitch il ministro Gualtieri e la Banca d’Italia hanno ricor- dato che i fondamentali della finanza pubblica restano so- lidi e che le altre agenzie di rating hanno espresso giudizi assai meno negativi. Tuttavia è vero che la finanza pubbli- ca, con il deficit-Pil in aumento dal 2,2 all’8% e il debito-Pil dal 132 al 155-160%, ci consegna una situazione macroeco- nomica molto difficile, che ci obbliga a varare rapidamente una strategia di rilancio efficace basata sugli investimenti pubblici e privati, italiani ed esteri, sulla semplificazione am- ministrativa e sull’innovazione tecnologica. Quali elementi si possono ricavare da questa emergen- za per immaginare il futuro? Si possono ricavare alcune indicazioni fondamentali. In primo luogo, la centralità della sanità e dell’assistenza territoriale, che richiederà cospicui investimenti in futuro: da qui la dife- sa della progressività fiscale e la lotta senza quartiere all’eva- sione fiscale, perché le tasse sono essenziali per alimentare lo Stato sociale e difendere la vita e la salute dei cittadini. Poi l’innovazione delle imprese col rilancio di Industria 4.0, ma anche dei cittadini: lo smart working e l’istruzio- ne a distanza hanno fatto un salto di qualità in queste set- timane e dovremo varare un piano per renderli struttu- rali almeno per il 20% degli occupati e per le scuole. Pier Paolo Baretta Mobilitati 80 miliardi di soldi freschi, crediti garantiti, fondi perduti e ricapitalizzazioni per le imprese. Investire in sanità, sostenibilità e innovazione-digitalizzazione PRIMO PIANO

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=