Civiltà del Lavoro, n. 2/2020
25 Civiltà del Lavoro aprile • maggio 2020 noi, partendo dall’etica pubblica. Partendo da un’ipote- si che suggerisce un rapporto tra pandemia e sistema eco- logico, il nostro è un percorso che tiene presente i rischi connessi all’eccesso di coabitazione con estranei quali sono i virus e i computer, ma non li collega a una risposta primi- tivistica. Ha ragione Freud, quando invoca un limite contro il narcisismo e l’onnipotenza. E ha ragione Foucault quan- do predica un ritorno alla cura del sé, cosa che del resto è prevista ampiamente nelle culture orientali. Maggiore con- sapevolezza individuale è una premessa non rinunciabile se vogliamo un rinnovamento autentico. A fronte di tale con- sapevolezza, scienza ed economia devono commisurarsi all’essere umano e non imporsi, nell’ambito di una teoria del valore come unità organica. Politiche coerenti con questo retroterra devono essere basate sulla nozione generale di sostenibilità e su quel suo corollario che è lo sviluppo sostenibile. Ciò vuol dire in pri- mo luogo due cose: meno diseguaglianza e povertà da un lato, maggiore tutela ambientale dall’altro. Questi sono entrambi obiettivi difficili da raggiungere se vogliamo conservare quel misto di capitalismo e democra- zia cui siamo abituati in Occidente. La democrazia è in crisi, come sappiamo. E comunque fa fatica a decidere in dire- zione di uno sviluppo sostenibile inteso come lo intendia- mo noi. Ma se la democrazia piange, il capitalismo non ri- de. La crisi che ci aspetta è forte e sarà lunga. È una crisi di offerta e di domanda, e i consueti rimedi macro-economici non appaiono sufficienti per aiutare la ripresa. Finora, co- me detto, la priorità è stata domare il male. Ma si apre ora, con le cautele del caso, una seconda fase, visto che chiu- dere tutto a tempo indeterminato potrebbe metter in pe- ricolo tantissime vite. Su questo scenario globale, quali misure sono auspicabili per il rientro? Non ci sono risposte precise né all’una, né all’al- tra domanda. Ma se i dati recenti sulla pandemia si stabiliz- zassero, potremmo valutare un periodo giugno-settembre 2020 per un inizio di ripresa. Ripresa che poi dovrebbe, negli auspici, realizzarsi pienamente nel terzo trimestre del 2020. Quanto ai modi, si può iniziare a pensare che: 1) bisognerebbe affrontare il problema della eguaglianza come un modo necessario per garantire lo sviluppo futu- ro. Le crisi sono più difficili da superare e corrono forti ri- schi derivanti dalla protesta sociale i paesi in cui reddito e ricchezza sono distribuiti in maniera troppo inegualitaria. In Italia, questo implica che attenzione primaria deve esse- re rivolta al Mezzogiorno; 2) il tema delle pandemie si lega alla capacità di creare rap- porti tra paesi non solo di competizione commerciale, ma sempre più di cooperazione scientifica e umanitaria. A ciò corrisponde la necessità di rinforzare legami transnaziona- li, per quel che riguarda a cominciare dall’Unione europea, 3) la nuova industria deve essere rivolta a risolvere i gra- vi problemi ambientali. In Europa il programma della presi- dente della Commissione europea von der Layen sul Gre- en New Deal deve essere consolidato e sviluppato e deve essere finanziato con eurobond per dimostrare che l’Eu- ropa esiste e che può essere il punto più avanzato al mon- do sulle tecnologie verdi. L’Italia ha molte imprese e molte istituzioni scientifiche che possono partecipare a questa nuova sfida europea; 4) l’educazione e la formazione sono la chiave del nuovo sviluppo. L’Italia è in una situazione in cui molte aree del no- stro territorio e molta parte della nostra popolazione sono in condizione di povertà educativa, che risultano un vincolo allo sviluppo ma anche alla equità sociale come base della comunità nazionali. Maggiore consapevolezza individuale è una premessa non rinunciabile se vogliamo un rinnovamento autentico. A fronte di ciò, scienza ed economia devono commisurarsi all’essere umano nell’ambito di una teoria del valore come unità organica PRIMO PIANO
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