Civiltà del Lavoro, n. 2/2020

36 Civiltà del Lavoro aprile • maggio 2020 PRIMO PIANO unico della società e a lui abbiamo chiesto alcune va- lutazioni sull’emergenza sanitaria che ha colpito l’Italia e il suo sistema produttivo. Accanto al costo più grave, in termini di vite spezzate, si va approssimando quello economico, dovuto alle disposizioni per l’isolamento sociale che hanno inevitabilmente coin- volto le imprese. Qual è stato l’impatto sulle sue attività? Abbiamo anticipato di qualche giorno Il lockdown per tu- telare i nostri dipendenti, sia nei nostri negozi che in pro- duzione. Per noi è stato fondamentale assicurare la conti- nuità salariale ai nostri dipendenti essendo la crisi arrivata così all’improvviso. La nostra è una filiera lunga ed essendo distribuiti all’89% fuori dall’Europa per noi è fondamentale che il tutto si ri- solva a livello mondiale e non solo a livello nazionale. Re- stiamo, però, cautamente ottimisti sul futuro e sui progres- si che la scienza sarà in grado di fare. Poco prima che fosse decretata la serrata generale, la fi- liera della pelle si era ritrovata a Milano con i suoi quat- tro appuntamenti principali: Mipel, Micam, Lineapelle e Simac. C’è il rischio di vederne vanificati i risultati? Credo e mi auguro che i risultati non verranno vanificati, l’importante è saper affrontare nel miglior modo il ripren- dere delle attività. La sua azienda è uno dei simboli più rinomati del lusso made in Italy. Ha registrato contraccolpi e/o rallenta- menti nell’export in queste settimane? Sì, come tutti purtroppo, ma speriamo di poter riprende- re la produzione il prima possibile sapendo cogliere quelle nuove esigenze, materiali e immateriali, che dopo questa crisi il mercato cercherà. Per alcuni prodotti, in particolare quelli alimentari, si è inizialmente diffuso il timore, infondato, che potessero essere veicolo di contagio. Il calzaturiero è rimasto im- mune da questo fenomeno? Per fortuna sì. Come riconquistare, in generale, la fiducia dei consuma- tori all’estero verso il prodotto italiano? Penso che la fiducia dei consumatori esteri non sia mai ve- nuta meno, ma abbia solo subìto una battuta di arresto. Penso anche che sarà nostro compito cercare di valorizza- re ancora di più il made in Italy con delle opportune attivi- tà di comunicazione relative non solo al nostro prodotto ma anche ai nostri processi. Di quali misure hanno bisogno le aziende per contenere i danni e pensare alla ripartenza? Mi aspetto che il nostro governo, e l’Europa tutta unita, si- ano in grado di assicurare misure economiche che aiutino a supportare tutto il popolo italiano ed europeo e gli stes- si imprenditori in modo da aiutare la ripartenza. Sperando che possa avvenire il prima possibile. Ne stiamo discutendo proprio in questi giorni e pensiamo che la filiera moda si possa riattivare entro una settimana ma sarà importante garantire non solo la cassa con presti- ti di vario tipo, ma anche veri propri apporti/fondi finanzia- ri, come avviene in altre parti del mondo, che non vadano a pesare sui conti economici delle aziende. Alberto VACCHI Manteniamo gli impegni con i nostri clienti Informare e rassicurare. In queste settimane in cui l’Italia e il mondo sono stati travolti da un evento senza preceden- ti, il gruppo Ima - Industria Macchine Automatiche Spa ha adottato una strategia di massima trasparenza, sia all’inter- no che all’esterno. Di questo e altro abbiamo parlato con il Cavaliere del Lavo- ro Alberto Vacchi, Presidente e Ad del Gruppo. “Mi auguro che i risultati di quanto fatto finora non verranno vanificati, l’importante è saper a—rontare nel miglior modo il riprendere delle attività”

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=