Civiltà del Lavoro, n. 2/2020

37 Civiltà del Lavoro aprile • maggio 2020 Qual è stato l’impatto dell’emergenza sanitaria su una rea- ltà fortemente internazionalizzata come quella di Ima? L’impatto è stato forte, come per tutti, soprattutto quan- do, fin dall’inizio, ci siamo resi conto della severità del con- tagio da coronavirus. La priorità è stata quella di mettere in sicurezza le persone, lasciarle a casa, presidiare l’azien- da solo con gli addetti indispensabili e solamente in con- dizioni di assunzione delle precauzioni necessarie, distan- ze, mascherine, ecc. A Bologna abbiamo organizzato lo smart working in tem- pi rapidissimi per oltre 500 persone, quelle che usualmen- te lavorano negli uffici, nelle aree destinate al disegno e al- la progettazione, che lavorano in spazi più ridotti rispetto alle aree produttive dove il distanziamento se ben pianifi- cato è effettivo. Che messaggio state dando ai vostri clienti all’estero? Stiamo in contatto continuo con i nostri clienti, li informia- mo di ciò che succede in Ima, del fatto che siamo autorizza- ti a operare. Dunque, il primo messaggio è che Ima è attiva, certo nel rispetto delle regole che considerano prioritaria la sicurezza delle persone. L’altro messaggio è che i progetti che abbiamo in corso e quelli futuri sono al centro della nostra attenzione, infatti siamo consapevoli che lo sviluppo di molte industrie dipen- de anche dalla disponibilità delle nostre macchine. Rassicurare sul fatto che la nostra attenzione non è calata è importante, infatti gli impegni che abbiamo con i nostri clienti non sono semplici forniture di macchine, ma proget- ti complessi altamente personalizzati, frutto della collabo- razione tra noi e il cliente. Filiera alimentare e farmaceutica, le uniche escluse dalla serrata generale stabilita dal governo per l’Italia, neces- sitano delle vostre macchine. Come avete organizzato concretamente il lavoro di queste settimane? La produ- zione continua? Quando il Dpcm ha definito le attività industriali che sa- rebbero dovute restare attive, abbiamo verificato che Ima sarebbe rimasta aperta, soprattutto per supportare i pro- cessi produttivi e il packaging dell’industria alimentare e quella farmaceutica. Allora ci siamo preoccupati di organizzare i turni per avere il massimo degli spazi inabitati, abbiamo rinforzato la logistica per garantire efficienza nella fornitura di pezzi di ricambio. Soprattutto abbiamo organizzato i servizi a distanza, con- siderando che il nostro campo di azione è globale, per assi- stere i nostri clienti nelle manutenzioni, dato che in questa fase non abbiamo mandato nessuno in missione. Come state gestendo la sicurezza dei dipendenti? Ave- te riscontrato difficoltà nel reperire i dispositivi di pro- tezione? Anche in questa terribile crisi, Ima ha mantenuto la politica consolidata di tenere il dialogo aperto e trasparente con il mondo del lavoro. Dunque, con i rappresentanti sindacali abbiamo analizzato tutte le cose da fare. Abbiamo istituito una Unità di Crisi, coordinata dalla Direzione delle risorse umane con la presenza dei sindacati. Per la sicurezza utilizziamo i parametri di riferimento con- solidati, lo spazio, l’igiene personale, le modalità di funziona- mento delle mense, le turnazioni, lo smart working, l’igieniz- zazione degli spazi. Per i dispositivi di protezione abbiamo sofferto nell’approvvigionamento, anche se eravamo dota- ti di scorta per l’utilizzo di mascherine che facciamo usual- mente per lavorare protetti. Va anche detto che in questa fase abbiamo avuto una presenza ridotta in azienda (tra il 20 e 30%), dunque abbiamo potuto fronteggiare le necessi- tà, per la fase di riapertura saremo perfettamente equipag- giati, grazie alla politica di approvvigionamento che abbia- mo avviato. Pensiamo di produrre noi stessi le mascherine necessarie per operare in sicurezza nel Gruppo Ima. Questa emergenza produrrà a suo avviso dei cambia- menti strutturali nel modo di lavorare delle imprese? Certamente questa esperienza segnerà la nostra memoria e le nostre esperienze per lungo tempo, allo stato attuale è anche prematuro parlarne come una cosa passata. Dun- que, il nostro modo di lavorare e di relazionarci cambierà, basti pensare all’uso delle mascherine, alle norme per l’igie- ne, alle modalità di lavorare distanziati. Ma soprattutto lascerà traccia lo smart working che abbia- mo dovuto applicare, spesso in fretta e furia per svuotare rapidamente le divisioni, lasciando in vita i servizi ammini- strativi e di assistenza. Noi abbiamo fornito rapidamente dotazioni di pc e per for- tuna Ima aveva avviato da due anni un diffuso programma di informatizzazione, Ima Digital, che ci ha aiutato nella orga- nizzazione del lavoro a distanza disponendo di ottimi livelli di connessione tra i sistemi. Certamente vedremo il lavoro a distanza come una opportunità da razionalizzare e usare al meglio per molte categorie di lavoratori. “Certamente questa esperienza segnerà la nostra memoria per lungo tempo, cambierà il nostro modo di lavorare e di relazionarci” PRIMO PIANO

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