Civiltà del Lavoro, n. 2/2020

39 Civiltà del Lavoro aprile • maggio 2020 del personale è stata positiva, grazie anche all’intensa atti- vità di informazione e comunicazione interna volta a ras- sicurare ma anche responsabilizzare le persone sia sul po- sto di lavoro che fuori. Il gruppo è molto presente nella grande distribuzione. Con l’emergenza sono cambiate quantità e modalità di fornitura? La domanda della Gdo è aumentata esponenzialmente nel mese di marzo, ma forse più per motivi legati alla psicolo- gia dei consumatori che per ragioni strutturali. Questo ha determinato un forte stress dell’intera filiera di approvvigionamento e ha portato molte catene ad optare per la consegna delle forniture direttamente ai punti ven- dita saltando lo snodo degli hub logistici. All’inizio dell’epidemia il trasporto merci ha risentito pa- recchio, con blocchi alle frontiere e sospetti sui prodotti italiani, ritenuti ingiustificatamente possibili fonti di con- tagio. È accaduto anche alla sua azienda? Nella primissima fase dell’emergenza, quando l’Italia sembra- va l’unico paese europeo colpito, abbiamo registrato non poche difficoltà logistiche: da un lato alcuni hanno chiuso le frontiere ai vettori italiani e, dall’altro, molte compagnie di trasporto europee hanno avuto difficolta a trovare auti- sti disposti a venire in Italia. Il trasporto su rotaia non ci è stato d’aiuto, vuoi per la scarsa disponibilità di mezzi vuoi perché la nostra cultura e quella di numerosi paesi europei privilegia il trasporto su gomma. Quando l’epidemia si è manifestata in più paesi europei paradossalmente non solo è aumentata la richiesta di pro- dotti, ma si è anche risolto il problema della reperibilità dei mezzi di trasporto. Anche il timore verso i prodotti di provenienza italiana è stato di breve durata grazie soprattutto alla stretta relazio- ne con la nostra clientela e alla diffusione di una più accu- rata informazione sui veicoli di contagio. Oltre la metà del suo fatturato è realizzato grazie all’export. Ha registrato dei contraccolpi? Se sì, come sta reagendo? Anche per le esportazioni ci sono luci e ombre: cresce la domanda di prodotti per uso domestico, ma crolla il seg- mento professionale legato al canale Horeca. Nell’immedia- to i due fenomeni si compensano ma in prospettiva mol- to dipenderà dall’impatto che questa esperienza avrà sugli stili di vita a livello globale. L’unica risposta possibile è quella di individuare e sviluppare velocemente le opportunità che si annidano nelle pieghe di questa crisi, sia in termini di nuovi prodotti che di ripensa- mento delle modalità di gestione della presenza sul mercato. Come giudica i provvedimenti sinora adottati dal gover- no per le imprese? Sono un inizio ma non rappresentano ancora un interven- to strutturale paragonabile a quanto messo in piedi da al- tri Stati. Se non si fa di più si rischia di aumentare lo svan- taggio competitivo del Paese. Gli interventi vanno concentrati sulle filiere produttive e de- vono essere legati al mantenimento nel medio-lungo termi- ne di livelli occupazionali: questo è l’unico modo per rico- struire una ricchezza strutturale e diffusa in grado di agire da volano per l’economia. Gli strumenti devono essere snelli e veloci e guardare più all’economia reale che alla finanza: il tempo è un fattore cri- tico su cui si gioca una battaglia che non possiamo perdere. Costanza MUSSO Serve un disegno chiaro per ripartire I trasporti e la logistica sono stati fra i primi settori ad andare in affanno all’iniziodell’emergenza coronavirus con blocchi alle fron- tiere e lunghe operazioni di controllo. L’esperienza di Costanza Musso, amministratore delegato di M.A. Grendi dal 1828, va in “In più paesi europei è aumentata la richiesta di prodotti, ma si è anche risolto il problema della reperibilità dei mezzi di trasporto” PRIMO PIANO

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