Civiltà del Lavoro, n. 2/2020

40 Civiltà del Lavoro aprile • maggio 2020 PRIMO PIANO direzione opposta e si distingue anzi per un incremento della produttività dettato paradossalmente dalle nuove modalità di la- voro. Ma partiamo dall’inizio. Cavaliere Musso, la sua azienda ha risentito della situa- zione creatasi a seguito dell’emergenza sanitaria? I trasporti sono stati tra i settori che non hanno mai chiuso ma anzi, in marzo, hanno lavorato più del solito. Noi ci oc- cupiamo di trasporti di merci nazionali quindi non abbiamo avuto grossi problemi di import ed export ma comunque, in un sistema globale, poi tutto è fortemente interconnesso. Nei porti ci sono stati problemi di congestione e lo stesso alle frontiere. Noi per fortuna lavoriamo in totale autono- mia, anche nei porti dove abbiamo terminal privati in con- cessione e quindi siamo riusciti a gestire bene i flussi. Dai trasporti dipende l’approvvigionamento di beni es- senziali, come quelli della filiera farmaceutica e alimen- tare. Qual è la situazione nelle aree in cui Grendi opera? I settori che hanno avuto la maggiore crescita in marzo so- no stati proprio quello alimentare e farmaceutico, ma i pro- duttori si sono trovati impreparati da questo improvviso boom di richieste e quindi la logistica ne ha pesantemente risentito. Gli autisti sono stati tra le figure professionali che si sono sacrificate di più, supplendo alle deficienze del siste- ma con molta flessibilità e disponibilità. Li ha citati perfino il Papa nel discorso di Pasqua tra gli eroi della pandemia. Noi siamo comunque riusciti a tenere sempre la filiera lo- gistica attiva e tesa. Paradossalmente il Sud Italia, dove la- voriamo e distribuiamo, ha avuto meno problemi del Nord del Paese, ma anche qui ci sono stati episodi di richieste di consegne alle farmacie delle zone rosse e poi intimazio- ne di mettere in quarantena gli autisti che avevano presta- to il servizio. Quando la burocrazia diventa autolesionismo. Come avete riorganizzato le attività in queste settimane? E quali misure sono state prese a tutela dei dipendenti? Abbiamo dotato il personale di ufficio, viaggiante e in ma- gazzino di Dpi; abbiamo organizzato in tutte le filiali due squadre di collaboratori distinte e mai connesse che si so- no alternate al lavoro in modo che se ci fosse stato un ca- so in una squadra non saremmo stati costretti a chiudere ma solo a cambiare la squadra; abbiamo fatto sanificare e disinfettare tutte le filiali ogni volta che le squadre si alter- navano; abbiamo misurato la temperatura a tutti e monito- rato la salute del personale e dell’indotto; abbiamo stipulato una polizza per tutti in caso di Covid-19; abbiamo organizza- to lo smart working per il 30% del personale impiegatizio. Abbiamo organizzato tutte le riunioni e gli incontri online. Abbiamo fatto online riunioni, commerciali, operative e strategiche compreso i Cda per l’approvazione dei bilanci. Insomma, abbiamo cambiato modo di lavorare ottenendo inaspettatamente un aumento di produttività senza perde- re la prossimità e la condivisione delle strategie. Per le imprese potrebbe aprirsi presto un problema di li- quidità derivante dai mancati fatturati. Le misure varate dal governo le sembrano sufficienti? Ne state usufruendo? Il nostro Cfo si è attivato già il 20 marzo per aderire a tut- te le possibilità che i decreti governativi hanno introdot- to: abbiamo aderito alle richieste di moratoria previste e richiesto prestiti per far fronte alla diminuzione di fattura- to e permettere la continuità dei progetti già partiti prima della pandemia. Le misure varate sono sufficienti nel mo- mento in cui diventano reali. Se prevediamo supporti che poi non riusciamo a erogare abbiamo solo fatto proclami che lasciano il tempo che trovano. Le moratorie sono atti- ve e quindi abbiamo fermato, per questi mesi, delle uscite finanziarie; i finanziamenti, ad un mese dalla richiesta, non sono ancora arrivati. La ripresa delle attività produttive sarà lenta e molto pro- babilmente avverrà in modo scaglionato. Di quali aspetti a suo avviso occorre tenere conto per limitare i disagi? È necessario fare chiarezza e dare direttive univoche e chia- re anche nella tempistica. In questi due mesi di chiusura del Paese quello che ha reso il tutto molto faticoso è la man- canza di certezza e la totale provvisorietà di ogni cosa. Il Paese ha reagito bene, in modo disciplinato e composto, ma adesso ha voglia di ripartire e lo deve fare. In sicurezza, per gradi, ma con un disegno chiaro. Questa emergenza sanitaria produrrà cambiamenti strut- turali nel modo di operare all’interno del suo settore? Abbiamo riorganizzato i nostri spazi e i nostri flussi ma non ci siamo mai fermati. Abbiamo messo a punto una serie di cambiamenti in corsa ma sempre nella logica di un miglio- ramento organizzativo e della qualità della vita di chi lavora con noi. Abbiamo cercato, come sempre, di trasformare un problema in un’opportunità e abbiamo avuto delle risposte umane insperate. I collaboratori hanno capito, nessuno si è tirato indietro. Anche il mercato ha capito e ha premiato e, per quello che è stato possibile, ci ha seguito. Credo che questo periodo selezionerà le aziende in grado di reagire da quelle che non hanno la capacità di restare sul mercato. Sarà importante avere vicino un sistema bancario e delle regole che non penalizzino chi ha investito e ha progetti di cresci- ta ma lo aiutino con il sostegno finanziario di cui ha bisogno.

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