Civiltà del Lavoro, n. 2/2020

43 Civiltà del Lavoro aprile • maggio 2020 Francesco TORNATORE All’assistenza segua il lavoro “Dal reddito di cittadinanza occorre passare al reddito da la- voro”. Il Cavaliere Francesco Tornatore cita Papa Francesco, che in un’udienza di due anni fa ebbe modo di sottolineare come ad assicurare un futuro non sia solo “un reddito per tutti ma un lavoro per tutti” perché “non vi è alcuna sicu- rezza economica, né alcuna forma di assistenzialismo, che possa garantire pienezza di vita e realizzazione personale”. Secondo Tornatore superata la fase dell’emergenza, in cui l’as- sistenza non solo è opportuna ma doverosa, occorrerà rim- boccarsi le maniche e rinnovare il Paese attraverso il lavoro. Fondatore e amministratore unico del gruppo Ntet SpA - Nuove Tecnologie Elettro Telefoniche, il Cavaliere dirige un gruppo che ha stabilimenti in Sicilia, nel nord Italia e in Ci- na, nella provincia dello Zhejiang. La sua azienda ha stabilimenti anche in Cina. Come avete affrontato l’emergenza e ora qual è la situazione? Dalla prima settimana di aprile lo stabilimento è a pieno re- gime, i lavoratori sono in condizioni di sicurezza, abbiamo allestito una sala per il pronto intervento e attuato tutte le misure per evitare nuovi contagi. Dopo una quarantena durissima, c’è una grande voglia di riprendere le attività e ce la faremo. Perché ne è così sicuro? Si vede dai tempi di reazione, moltissime aziende si sono già riconvertite nella produzione di presidi sanitari e stanno at- trezzandosi a rispondere a una nuova domanda mondiale. E l’Italia? Siamo di fronte a un bivio: o ci diamo da fare e ricostruia- mo il Paese oppure rischiamo una crisi pesante. Non ci sono vie di mezzo. Sarebbe utile riuscire a superare una prima, doverosa, fase di assistenza con una fase cen- trata sul lavoro. Se l’Italia sarà capace di passare dal reddi- to di cittadinanza al reddito di lavoro, allora c’è una qual- che speranza. Come fare? Ritorno all’esempio cinese perché l’ho visto con i miei oc- chi. Come hanno fatto a rilanciare l’economia dopo la crisi del 2008? Con grandi investimenti pubblici in infrastrutture. A Ningbo, la città dove la mia azienda ha uno stabilimen- to dal 2006, non c’era nemmeno una linea metropolitana, ora ce ne sono sei. Per raggiungere Shanghai c’era una sola strada, ora ci so- no quattro autostrade. Crede che il paragone con la Cina sia sostenibile? Perché no? L’Italia è una potenza manifatturiera riconosciu- ta a livello globale e ha un immenso bisogno di infrastrut- ture, sia fisiche sia digitali. I ponti crollano, le linee ferroviarie sono insufficienti, l’Al- ta velocità si ferma a Salerno e nella mia Sicilia muoversi è ancora un problema. Siamo ora nella necessità di investire tantissimo denaro pubblico, lo si faccia con criterio e ripartiremo. Se siamo messi nelle condizioni, le cose le sappiamo fare e in tempi brevi. Basta pensare al ponte di Genova. Anche in queste settimane di crisi e di emergenza la bu- rocrazia non ha mancato di creare problemi. Ho acquistato dalla Cina una macchina per la produzione di mascherine e, tra un’autorizzazione e l’altra, è trascorso più di un mese per poterla metterla in funzione. Se la burocrazia ostacola l’impresa non solo fa un dan- no a chi vuol creare opportunità, ma finisce per favorire il malaffare. “Il reddito di cittadinanza può andare bene nei momenti di emergenza, ma quello che serve è reddito da lavoro. Solo così si ottiene gratificazione” PRIMO PIANO

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