Civiltà del Lavoro, n. 2/2020
48 Civiltà del Lavoro aprile • maggio 2020 FOCUS vuole saperne di più e dà nuovamente peso al principio di autorevolezza. La scienza e la ricerca diventano centrali non solo nei dibattiti per gli addetti ai lavori, diventano i cardini intorno a cui sviluppare l’intera agenda politica. Se questo è vero, è allora importante capire quale sia lo stato di salu- te della ricerca in italiana. INTERROGATIVI DI SISTEMA Quali sono i punti di forza della ricerca italiana? E quali quelli di debolezza? C’è allinea- mento tra settori scientifici di eccellenza e settori industriali considerati strategici per il Paese? L’offerta di conoscenza da parte delle università è allineata alla domanda del settore produttivo e, a loro volta, i comparti industriali riescono a sfruttare al meglio il capitale cognitivo formato dal sistema Paese? Quanto pesano le differenze territoriali nel sistema italiano della ricerca e qual è il profilo demografico dei ricer- catori? A fotografare lo stato di salute della scienza italiana è, attraverso analisi e proiezioni suddivise anche per singoli settori disciplinari, il Consiglio nazionale delle ricerche con la “Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia”. Ma pri- ma di presentarne i dettagli è utile rispondere al primo di tutti gli interrogativi: quanto spende l’Italia per la ricerca? alute e scienza: in cima all’agenda dei governi di tutto il mondo ci sono ora queste due parole, marcate così a fondo da sembrare scolpite, eppure non è difficile immaginare che se ri- mettessimo le lancette dell’orologio a inizio anno i temi sarebbero altri. Di mezzo c’è l’imprevedibile, o me- glio, quel che nonostante gli allarmi di esperti e comunità scientifiche ci si illudeva di poter considerare come tale. Ne è un esempio paradigmatico lo studio pubblicato lo scorso settembre dall’Organizzazione mondiale della sani- tà, il cui titolo parla da sé: “A world at risk”. I ricercatori dell’Oms paventavano la possibilità che una nuo- va Sars diventasse pandemica, denunciavano la mancanza di piani adeguati di risposta su scala nazionale e lo spettro di una emergenza sanitaria globale. “La grande maggioran- za dei sistemi sanitari nazionali – si legge nel documento – non sarebbe capace di gestire un grande afflusso di pazienti infettati da questo tipo di agente patogeno che si diffon- de molto rapidamente e che ha una elevata trasmissibilità oltre che elevati tassi di mortalità”. Parole che adesso si fa fatica a rileggere. IL PESO DELLA SCIENZA Quei virus, questa era la nostra percezione, erano destinati a rimanere appannaggio di altri mondi ed è probabilmente questa la ragione di tanta indif- ferenza all’allarme lanciato dall’Oms. La comfort zone della nostra quotidianità sembrava impenetrabile anche alle pa- role della scienza. Ora che quei virus apparentemente eso- tici ci sono entrati in casa, se c’è una cosa sicura tra le mil- le incertezze dettate dall’emergenza, è che le parole della scienza sono diventate molto più pesanti. La crisi non solo ci pone di fronte al fatto che la salute sia il bene pubblico più importante, ci pone anche di fronte all’e- videnza che a garantirne la salvaguardia sia innanzitutto la conoscenza. In un recente articolo pubblicato sulla rivista britannica Times Higher Education, si segnala per esempio un netto cambiamento nel modo in cui il pubblico ascolta l’opinione di esperti e ne accoglie la competenza. La gen- te comincia ad avere più fame di informazioni scientifiche, S di Cristian FUSCHETTO Forte nonostante IL CONTESTO
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