Civiltà del Lavoro, n. 2/2020

55 Civiltà del Lavoro aprile • maggio 2020 FOCUS è, come abbiamo visto, la scarsa capacità di presentarsi co- me sistema. Al netto di alcune eccellenze, prima fra tutte il Cnr, sono poche le realtà in grado di supportare la propo- sta di ricerca con una rete consolidata di enti e di istituti di riferimento. Da questo punto di vista è rilevante anche il divario che continua a esserci tra Nord e Sud. “Si assiste già da tempo – si legge nella Relazione 2019 stilata dal Cnr – a un divario regionale nella ricerca e nell’innovazione in Ita- lia, che ha colpito in particolare le regioni del Centro Italia e il Mezzogiorno con una perdita di capacità tecnologica e produttiva. Le attività di ricerca e sviluppo si sono concen- trate nelle regioni settentrionali più forti e le politiche di spesa pubblica in R&S, i finanziamenti pubblici alle univer- sità e gli incentivi fiscali alle imprese hanno contribuito ad ampliare le disparità regionali”. Al danno del disequilibrio negli investimenti si è aggiunto il danno rappresentato dal flusso migratorio interno di stu- denti universitari, di laureati in cerca di occupazione, di la- voratori altamente qualificati e di ricercatori. Si crea così un circolo vizioso che vede il capitale cognitivo del Paese concentrarsi in un’area e impoverirsi nell’altra, riducendo la qualità del lavoro e le competenze disponibili nelle regioni “periferiche”, con una caduta delle performance comples- sive dell’intero sistema. La presenza di una base territoriale troppo limitata per le attività di ricerca, infatti, finisce con l’essere un fattore li- mitante di fronte alla necessità di una massa critica che sia competitiva a livello europeo e poi globale. Un maggiore equilibrio territoriale nella capacità di ricerca aiuterebbe a favorire inoltre la diffusione della conoscenza nell’econo- mia e il trasferimento tecnologico alle imprese, liberando il contributo potenziale della ricerca allo sviluppo locale. RICERCATORI E RICAMBIO GENERAZIONALE L’Ita- lia è il paese europeo con la più alta emigrazione all’estero di ricercatori nell’ultimo decennio. Opportunità, maggiori fondi per la ricerca, stipendi più alti sono le motivazioni al- la base del flusso migratorio. A esse se ne aggiunge anche un’altra, che per certi versi potremmo considerare a mon- te di tutte le altre: in Italia il reclutamento di nuovi ricerca- tori è pressoché stagnante. I ricercatori italiani sono mediamente più vecchi che altro- ve e nonostante il susseguirsi di annunci nel corso degli ultimi quindici anni il quadro demografico non ha subìto mutamenti di rilievo. Il contesto di spiccato invecchiamen- to del comparto ricerca ereditato agli albori del Duemila è rimasto dunque simile senza che si riuscisse ad inverti- re la tendenza. Se da un lato la quota del numero totale di ricercatori in rapporto alle forze lavoro è costantemente cresciuta nell’ultimo decennio, dall’altra è rimasta al di sot- to della quota degli altri paesi distanziandosi ancora di più dalla media dei paesi europei. In termini assoluti, la crescita del numero dei ricercatori è stata tuttavia importante: dal 2005 al 2016 i ricercatori so- no aumentati di circa 60mila unità. Tra i settori istituziona- li, la crescita più rilevante è stata registrata dalle imprese: i dati più recenti mostrano come sia in atto una tenden- za che ha avvicinato il settore imprese all’università, anche se quest’ultima rimane ancora l’area con il più alto nume- ro di ricercatori (78mila contro 72mila). Il settore universi- tà ha sperimentato una crescita molto limitata, mantenen- do il numero complessivo pressoché costante nel tempo. UNIVERSITÀ, LE MIGLIORI ITALIANE NEL MONDO Po- chi fondi e scarso ricambio generazionale azzoppano ma fortunatamente non riescono ad affondare il sistema della ricerca italiano. Lo testimonia il “QS World University Ranking by Subject”, una delle più accreditate classifiche delle mi- gliori università del mondo. Pubblicata agli inizi di marzo, lo studio della Quacquarelli Symonds vede otto dipartimenti italiani nella Top 10 mondiale per disciplina. Un anno fa 1.485481 - 19.69451 19.69451 - 26.78611 26.78611 - 71.75967 71.75967 - 250.5428 PARTECIPAZIONE DELLE REGIONI A HORIZON 2020 Numero di progetti per addetti in R&S. L’intensità dei colori è data dai quartili della distribuzione normalizzata tra i progetti per regione

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