Civiltà del Lavoro, n. 2/2020
56 Civiltà del Lavoro aprile • maggio 2020 FOCUS erano sei. La classifica analizza e compara oltre 13mila programmi di studio in 48 diverse discipline accademiche differenti, offerti da più di mille atenei di 83 paesi nel mondo. Dalla fotografia del 2020 l’Italia esce piuttosto bene posizio- nandosi al quarto posto come miglior sistema universita- rio in Europa, preceduta da Francia, Paesi Bassi e Germania. Tra le eccellenze italiane che si posizionano nelle prime die- ci università al mondo per disciplina spicca La Sapienza di Roma con il Dipartimento di Storia e Storia antica, secon- da solo a Oxford. Tra le prime 50 al mondo nella categoria “Classic & Ancient History” anche Bologna, Pisa, Tor Ver- gata e la Statale di Milano. Notevole, sempre in area uma- nistica, è anche l’ottavo posto per Archeologia appannag- gio del maxi-ateneo capitolino. Molto significativa è la performance del Politecnico di Mila- no, al sesto posto per Arte e Design, al settimo posto per la facoltà di Architettura e per Ingegneria civile e strutturale, al nono per Ingegneria meccanica, aeronautica e industriale. Sugli scudi si conferma la Bocconi che, oltre a salire al terzo posto in Europa e al settimo al mondo per Business e Mana- gement, migliora il suo ranking anche in Accounting&Finance, salendo dalla 18esima posizione di un anno fa alla 17esima (quarta però in Europa) del 2020. Immutata invece la posi- zione conseguita per Economia ed econometria: sedicesi- ma al mondo era e sedicesima resta. In valore assoluto, le università italiane arretrano in un contesto europeo a sua volta preoccupante. Basta guardare le prime dieci univer- sità per presenza nelle Top 10 mondiali. In pratica, se esclu- diamo la settima posizione occupata dall’Eth di Zurigo, ci troviamo dinanzi a un duopolio Regno Unito-Usa. Con le università inglesi che si prendono il primo (Cambridge), il terzo (Oxford) e l’ottavo posto (la London School of Eco- nomics). E quelle statunitensi che si aggiudicano il secondo (Harvard), il quarto (Berkeley), il quinto (Stanford), il sesto (Mit), il nono (University of California di Los Angeles) e il decimo posto (Yale). “I risultati delle università italiane – ha osservato Ben Sowter, vicepresidente di QS – potrebbero essere spiegati sulla base delle ristrettezze delle risorse im- piegate più che della qualità dei singoli ricercatori”. Ma que- sto, purtroppo, lo sappiamo fin troppo bene.
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