Civiltà del Lavoro, n. 3/2020

12 Civiltà del Lavoro giugno • luglio 2020 PRIMO PIANO ntro metà ottobre l’Italia dovrà presenta- re il Piano dettagliato dei progetti e delle riforme per accedere ai fondi del Recove- ry Plan. Risorse che potranno essere re- vocate qualora i tempi stimati non ven- gano rispettati. Il dibattito pubblico nelle ultime settimane si è concentrato soprattutto sull’ammontare dei fondi. Ne abbiamo parlato con Enzo Moavero Milanesi, già ministro degli Affari esteri e attuale Direttore della School of Law della Luiss Guido Carli. Professor Moavero, si è parlato poco delle condizioni dell’utilizzo dei fondi. Ma questa non rischia di diventa- re la questione fondamentale? In un’epoca in cui la comunicazione e l’apparenza tendono a prevalere sulla sostanza è frequente che si privilegi l’annun- cio dell’elemento ritenuto cruciale per catturare l’attenzio- ne. Le spiegazioni, specie se complesse, si prestano male ai social media, spesso anche ai media tradizionali. L’impressione è che l’approfondimento sia ritenuto tedio- so, che il dettaglio intralci il messaggio che s’intende dare. Ma quando si deve passare dal dire al fare, la prospettiva si capovolge. Il caso dei fondi Ue per l’emergenza Covid-19 è emblema- tico: si enfatizzano la novità dei meccanismi e le cifre di ri- ferimento. La novità c’è, ma solo in parte, perché da decenni si dibat- te di eurobond, di usarli per incentivare investimenti e ri- forme; ci si muove adesso, vista l’onda d’urto pervasiva del- la pandemia. Le cifre – se saranno confermate dal vertice Ue di luglio – sono rilevanti, ma sempre piccole comparate al Pil com- plessivo degli Stati Ue: gli stanziamenti aggiuntivi non arri- verebbero all’1% e si sommerebbero al bilancio Ue pari, più o meno, a un altro 1% su un periodo di sette anni, con un totale intorno al 2% del Pil Ue. In confronto il bilancio federale degli Stati Uniti, una ve- ra federazione, supera il 20% del loro Pil. Insomma, sono misure importanti, ma c’è meno oro di quello che luccica. Invece, occorre badare anche e soprattutto a tre aspetti: l’e- sito della proposta di modifica delle entrate del bilancio Ue, che avrà bisogno del sì di tutti i parlamenti degli Stati mem- bri; la proporzione che ci sarà, finito il negoziato, fra sussi- di e prestiti; e le condizioni stabilite per la loro erogazione. Per la nostra Italia sono punti nodali. Infatti, senza le nuo- ve entrate, il beneficio netto cala moltissimo. I prestiti, poi, gravano sul debito pubblico esploso per i recenti provvedi- menti nazionali e un giorno non lontano il conto dei mer- cati e/o delle procedure europee arriverà, a meno che non inizi una virtuosa crescita sostenuta. Quanto alle condizioni per ottenere i fondi, già precisate nella bozza dell’apposito regolamento Ue, appaiono severe e inusitatamente meticolose: una vera sfida. Come spendere i fondi europei SFIDA CRUCIALE A colloquio con Enzo MOAVERO MILANESI, Direttore School of Law della Luiss Guido Carli di Paolo MAZZANTI E Enzo Moavero Milanesi

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