Civiltà del Lavoro, n. 3/2020
Laura Colnaghi Calissoni | Presidente del Gruppo Carvico LA RESPONSABILITÀ DELLA RIPARTENZA Via Don Pedrinelli 96 24030 Carvico (Bg) carvico.com In Italia come all’estero la parola d’ordine in questi ultimi tempi è una sola: ripartenza . Questi mesi di emergenza sanitaria hanno stravolto tutti i settori, lasciando aziende e imprese in condizioni di incertezza e precarietà. Ma c’è chi non si arrende e continua a guardare al futuro con ottimismo e determi- nazione. È il caso del Gruppo Carvico , azienda leader interna- zionale nella produzione di tessuti, dal 2005 sotto la guida di Laura Colnaghi Calissoni . L’emergenza sanitaria ha reso più che mai chiaro che è neces- saria un’inversione di rotta. Come a ronterà il Gruppo Carvico il prossimo futuro? Il nostro Paese ha bisogno di idee chiare, progetti concreti e di una guida forte che possa velocemente realizzarli. Dobbia- mo tornare ad essere competitivi e questo signica più infrastrut- ture, una burocrazia più snella e nuove politiche per il lavoro. Quelli che ci aspettano non sono mesi facili, la ripartenza richiederà pazienza e l’attuazione di nuove politiche produttive. La recente crisi ha reso inequi- vocabile come digitalizzazione e innovazione debbano essere, insieme all'ecosostenibilità, al centro del progetto che ci deve condurre al futuro. In Carvico crediamo fortemente che l’innovazione sostenibile sia la chiave per superare questo periodo di incertezza economica e ambientale. Da anni studiamo e creiamo nuove sinergie per ottenere una liera di produzio- ne realmente sostenibile che contribuisca al modello di economia circolare, grazie anche alla realizzazione di siti produtti- vi all’avanguardia in tema di sostenibilità e riduzione dei consumi. Le nostre ricerche dovranno continuare in questa direzione: utilizzo di materie prime riciclate, coloranti, nis- saggi e trattamenti a basso impatto ambientale. Quale ruolo avranno le persone nel futuro delle aziende? Assolutamente fondamentale. Senza le persone le aziende sono dei contenitori vuoti e spersona- lizzati. Non solo ci sarà molto da fare sul tema del lavoro, ma anche su quello del Welfare. Prendiamo un settore fonda- mentale per l’Italia come quello del turismo e dell’arte. Il PIL italiano è sostenuto per il 13% dal turismo (contributo totale del turismo all’economia 2019 – fonte "Iniziative per il rilancio dell'Italia 2020-2022”). Le aziende possono fare molto per questo settore, purché supportate da una seria politica di desca- lizzazione degli aiuti alla cultura. Credere nel proprio territorio, aiutare musei ed istituzioni ad allargare e migliorare la propria oerta non può che avere una ricaduta positiva anche sui dipendenti e sulle loro famiglie, che sempre più devono essere circondati dalla cultura e dal bello. È assurdo che gli imprenditori non si rendano conto dei vantag- gi che derivano dal fatto di avere un bel museo a disposizione di tutti: tutti ne possono benecia- re. Dobbiamo crescere, dobbia- mo fare in modo che la cultura e l’arte facciano parte della nostra vita e l’imprenditore deve essere la forza motrice di questo, deve assolutamente esserne il promo- tore. Non sono necessarie grandi sponsorizzazioni ma certamente, ognuno deve fare la sua parte. Personalmente credo molto nel ruolo della cultura in azienda - sono presidente di Amichae, sono vicina a due Musei di Milano, alla GAMEC e all’Accademia Carrara di Berga- mo – ma credo che nel nostro Paese ci sia ancora una visione troppo miope. Stesso discorso si potrebbe fare per l’istruzione ed il ruolo che le aziende potrebbero avere in un percorso che punta all’eccellenza. L’istruzione è la base: domani saremo quello che istruiamo oggi. L’emergenza ci ha trovati deboli e impreparati, ma tutti insieme dobbiamo fare in modo che il futuro sia diverso. Il know-how, le esperienze, le storie delle aziende devono essere messe al servizio della scuola e non solo. Se crediamo davvero nel Sistema Italia, allora il cambiamento deve partire da noi. DALLE AZIENDE
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