Civiltà del Lavoro, n. 3/2020
30 Civiltà del Lavoro giugno • luglio 2020 PRIMO PIANO Smartworking, e-commerce, call, webinar. Si sono moltiplicati gli strumenti e i modi per lavorare a distanza. Crede si tratti di cambiamenti che rimarranno strutturali? La digitalizzazione appare fondamentale per affiancare le nuove necessità: dalla gestione dei database strategici, al- la sanità, alla teledidattica. L’emergenza Covid-19 ci ha da- to chiare indicazioni di gap a livello pubblico e privato, del- le difficoltà ad affrontare situazioni rese più difficili dalla mancanza di adeguati supporti tecnologici. La competiti- vità nel digitale deve ovviamente basarsi sulla disponibilità di infrastrutture adeguate, ma anche su un livello di cultu- ra diffuso che porti la comprensione e l’uso di strumenti moderni, nelle case, nelle industrie nonché nella Pubblica amministrazione. Nel processo di modernizzazione digitale il ruolo del pubblico rimane dunque centrale? Un ruolo del settore pubblico, come elemento abilitante dell’ambiente di sviluppo del Paese, deve essere ricono- sciuto e la mobilitazione di strumenti finanziari orientati a investimenti strutturali, poteva essere impostato su que- sta scala solo dal pubblico: come detto prima si tratta ora di lavorare insieme, e ripeto con il livello di serietà e rigo- re necessario, per cogliere i frutti di questa disponibilità. La sua azienda si è fermata nel corso del lockdown? Dato il settore specifico di attività, non abbiamo praticamen- te mai effettuato una chiusura totale, ma adottato con forza l’home-working per tutto il personale che poteva lavorare da casa, ridotto attraverso turni la presenza contemporanea in azienda delle risorse tecnico/operative, adottando al contem- po, in piena collaborazione con le organizzazioni sindacali, le procedure più idonee a prevenire possibili contagi. Sicura- mente l’emergenza ha tagliato viaggi, riunioni, un alto livello di socializzazione, facendoci considerare quale sarà la “nuo- va” normalità a regime all’interno dell’azienda e nei confron- ti della sua rete di clienti, partner, fornitori. La disponibilità di un’infrastruttura digitale è stata la chiave per poter continuare a operare e forse questo argomento è quello a cui darei effettivamente un’attenzione particolare. Domenico BOSATELLI Guardare oltre, superare i limiti: ecco la nostra loso a Su una cosa gli esperti sono concordi: l’epidemia da coro- navirus ha fatto compiere al Paese un salto enorme, for- zando un cambiamento che molte imprese avevano già co- minciato a fare ma che altrove, nel pubblico ad esempio, spesso era solo stato messo in agenda. Quanto e cosa re- sterà è difficile dirlo con certezza. Domenico Bosatelli, presidente di Gewiss, è convinto che non si tornerà indietro, sia in generale che nel settore dell’e- lettrotecnica, ove opera con successo da cinquant’anni. Un modus operandi che dovrà in ogni caso misurarsi con le grandi sfide che questa pandemia ha ricordato a tutti: cli- matiche, sociali ed economiche. Fare impresa al tempo del coronavirus. Come è cambiato il modo di produrre e di lavorare all’interno della Gewiss? Per assicurare il supporto di tutta la filiera anche durante le settimane dell’emergenza sanitaria, Gewiss ha scelto di mantenere attivi tutti i servizi considerati indispensabili, af- finché chi fa affidamento sulle nostre soluzioni, sui nostri servizi e sul nostro lavoro potesse farlo in totale sicurezza. Pertanto, oltre ad avere impresso un’accelerazione al pro- cesso già in atto di trasformazione digitale, privilegiando modalità di smart working per tutte le funzioni non pro- duttive, abbiamo messo in sicurezza il personale e tutte le strutture (uffici, reparti produttivi e logistici) attraver- so inziative di formazione e informazione destinate a tutti i dipendenti e misure di prevenzione aggiuntive rispetto a quelle previste dalle autorità. La competitività nel digitale deve ovviamente basarsi sulla disponibilità di infrastrutture adeguate, ma anche su un livello di cultura di uso
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