Civiltà del Lavoro, n. 3/2020
41 Civiltà del Lavoro giugno • luglio 2020 Ora che possiamo uscire, l’esigenza di incontrarsi e par- larsi vis a vis davanti a un buon bicchiere di spumante è an- cora più forte. L’export della Fratelli Lunelli ha avuto ripercussioni? Più in generale, osserva mutamenti nelle abitudini di consu- mo dei suoi clienti, in Italia e all’estero? Il canale principale di tutti i brand del Gruppo Lunelli è l’HoReCa, pertanto lo stop di oltre due mesi ha comportato un si- gnificativo calo delle vendite. Ciò è avvenuto prima in Ita- lia e poi all’estero come conseguenza del lockdown, che nel nostro Paese ha avuto inizio nella prima metà di mar- zo, mentre in altri paesi europei e negli Stati Uniti qualche settimana più tardi. In Italia il calo delle vendite di marzo e aprile è stato par- zialmente compensato dalle vendite nella grande distribu- zione, ma solo in piccola parte, anche perché il giro d’affari principale si è concentrato su prodotti di fascia più bassa. Confidiamo che i consumi ripartano a ritmo sostenuto in questo secondo semestre, in particolare verso la fine dell’an- no, un periodo che tradizionalmente porta i consumatori a festeggiare e a brindare di più. Tra gli aspetti di cambiamento nelle abitudini dei nostri clien- ti, abbiamo notato un maggior consumo di vino e bollicine tra le mura domestiche. Molte persone, più che in passato, si regalano un momento intimo a casa, da soli o con i familiari. In generale vediamo una crescita della convivialità non solo al bar o al ristorante, ma anche in spazi aperti, come parchi e giardini, e nella dimensione domestica. Ci sono stati cambiamenti nei processi produttivi del- la Fratelli Lunelli? Abbiamo da subito introdotto misure a tutela dei nostri lavoratori, favorendo il distanziamento sociale e limitan- do al massimo il rischio di contagio. La produzione è sem- pre proseguita, ha subìto solo un rallentamento nel perio- do centrale del lockdown, ma in generale, al di là di tutte le misure preventive, non siamo stati costretti a stravolgere le attività in cantina o in linea. L’attività in campagna è stata portata avanti con lo stesso ritmo, che è poi quello dettato dalla natura. Sono state sta- bilite delle procedure per igienizzare i trattori e garantire la distanza tra gli operatori e in questo modo abbiamo potu- to portare avanti tutte le attività previste. Lo smart working è stata una delle principali accelera- zioni rese necessarie dall’emergenza. Resterà? Qual è l’e- sperienza della sua azienda? Nelle prime settimane del blocco totale abbiamo svolto un importante lavoro di mappatura per capire le esigenze tecniche e operative dei nostri collaboratori e garantire le condizioni per svolgere l’attività in modalità smart working. Molti non disponevano di un portatile aziendale, perciò ab- biamo dovuto correre ai ripari con tempi piuttosto ristretti e acquistare portatili e altri strumenti di lavoro. Molti colla- boratori apprezzano i vantaggi dello smart working, mentre per altri risulta più faticoso organizzarsi e lavorare da casa. Per i prossimi mesi proseguiremo alternando lavoro in se- de a smart working, anche in base alle esigenze del singo- lo collaboratore e del reparto. Poi valuteremo la fattibilità in termini di organizzazione delle attività ed efficienza, ma la soluzione di un’alternanza potrebbe essere ottimale per alcuni collaboratori. PRIMO PIANO
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