Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2020

22 Civiltà del Lavoro ottobre • novembre 2020 l tema della convivenza urbana è al cen- tro del libro dell’insigne giurista “Elo- gio della città? Dal luogo delle paure al- la comunità della gioia” pubblicato di recente per le Edizioni Paoline. Perché un insigne giurista come lei, già ministro della Giustizia e presidente della Corte costituzionale, ha de- dicato un libro alle città? Ho incontrato il tema delle città riflettendo sull’attualità del- la nostra Costituzione, ancora giovane nonostante i suoi 75 anni. All’articolo 2 la Costituzione afferma che la Repubbli- ca riconosce e garantisce i diritti inviolabili della persona, sia come singolo sia nelle formazioni sociali dove si svol- ge la sua personalità. E tra le “formazioni sociali” la città ha un ruolo primario. Perché la Costituzione è costantemente oggetto di vo- lontà di revisione? Perché non è ancora compiutamente attuata. Nei primi de- cenni dalla sua nascita c’è stata una forte resistenza alla sua piena attuazione, come testimoniano i ritardi con cui sono state realizzate istituzioni fondamentali come la Corte co- stituzionale, il Csm e le stesse Regioni, che hanno visto la luce solo negli anni Settanta. Negli ultimi decenni c’è stato invece un costante tentativo di eroderla e smontarla con riforme che per fortuna sono state spesso rifiutate dai cit- tadini e che l’avrebbero sfigurata. Anche nel dibattito quotidiano spesso si citano la Costitu- zione a sproposito e il suo cambiamento per ragioni poli- tiche contingenti; o se ne dimenticano parti fondamentali. Molti affermano a ogni piè sospinto che la sovranità appar- tiene al popolo, come recita l’articolo 1, ma dimenticano il seguito, cioè che il popolo esercita la sovranità “nelle for- me e nei limiti della Costituzione”. La pretesa mancanza di attualità della Costituzione è l’alibi della politica per la man- cata attuazione di essa. Tornando al tema della città, che cosa sostiene nel suo libro? Come si afferma nel sottotitolo, la città nasce dalla violen- za e dalla discordia per proteggere gli uomini dalla paura e garantire la loro sicurezza: i miti di fondazione delle città, da quella di Caino nella Bibbia fino alla fondazione di Roma, lo indicano chiaramente. Per questo le città antiche si do- tavano di mura e protezioni nei confronti dell’esterno. Ma oggi spesso la paura sta dentro le città e i muri o i ghetti dei ricchi e dei poveri stanno all’interno dei nostri quartieri. Come si può ovviare a questa degradazione delle città e av- vicinarsi al sogno della “comunità della gioia”? Siamo soliti considerare la città da due punti di vista: in pri- mo luogo la “città dei servizi”, sede di scambi ed erogatrice di trasporti, acqua, luce, fognature, scuole, sanità, cultura etc., che fondano i diritti di cittadinanza, ma corrono il ri- schio di essere concepiti solo come fonte di efficienza o di profitto. Dall’altra parte c’è la città come istituzione buro- cratica, centro di potere e responsabilità, in dialogo e spes- Alla ricerca della “CITTÀ GIUSTA” A colloquio con Giovanni Maria FLICK di Paolo MAZZANTI Giovanni Maria Flick I PRIMO PIANO

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