Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2020

41 Civiltà del Lavoro ottobre • novembre 2020 Che tipo di impatto ha avuto la pandemia sulla sua azien- da e in che modo ne ha cambiato la quotidianità? Gli impatti sono stati molteplici. Innanzitutto, sono comin- ciate le iniziative della proprietà per mettere in sicurezza i collaboratori e la filiera di fornitura. Poi sono arrivate le ri- chieste dei clienti da tutto il mondo che volevano rassicu- razioni sulla capacità dell’azienda di mantenere la produzio- ne a regime e successivamente un aumento improvviso e inatteso dei volumi degli ordini. L’industria alimentare ha in atto protocolli ferrei sulla sicurezza del prodotto, sono stati estesi alla sicurezza delle persone. Ritengo che il nostro la- voro non sia cambiato molto, quello che si è sentito forte è il cambio di stato d’animo delle persone che continuava- no a lavorare durante il lockdown. Non certo in prima linea come il personale medico-sanitario, ma hanno proseguito a lavorare con grande senso di responsabilità, coscienti che mantenere riforniti gli scaffali dei negozi era compito loro. Con la pandemia sono cambiate le abitudini e la capaci- tà di spesa dei consumatori? Durante la pandemia abbiamo potuto notare alcune varia- zioni nella scelta dei prodotti. Rimanendo a casa c’era la pos- sibilità di cucinare, quindi si sono privilegiate preparazioni che altrimenti sono delegate alla ristorazione “fuori casa”: pane e pizza l’hanno fatta da padrone dentro le mura do- mestiche. Anche la pasta ha saputo essere compagna della famiglia riunita necessariamente alla stessa tavola. Che scenari intravede nel suo settore per la fine dell’anno? Il perdurare della tensione sanitaria mantiene le strutture produttive sotto pressione e la richiesta, anche dall’estero, non accenna a calare. Il 70% circa della sua produzione è destinato all’export. Europa, Stati Uniti e Canada i principali mercati. In che misura risentono del complessivo rallentamento dell’e- conomia? Il mercato della pasta è solitamente anticiclico. Il consumo cresce nei momenti di crisi. In realtà noi crediamo che que- sto successo sia dovuto alle caratteristiche intrinseche del nostro prodotto: buono, sano, sostenibile, facile da con- servare e facile da preparare. Adatto a tutte le latitudini, li- bero da confini religiosi o di scelte di etica alimentare. So- prattutto alimento cross-generazionale, quindi ideale per tutta la famiglia. Quali misure sarebbe necessario prolungare oppure mo- dificare per sostenere le imprese del settore alimentare? Le misure da adottare sarebbero molte, ad esempio inizian- do con le garanzie di mantenimento in salute delle filiere di fornitura, per proseguire con le necessarie misure di am- modernamento del sistema finanziario. E per finire la tute- la delle nostre proprietà intellettuali, soprattutto all’estero, dalla concorrenza sleale di prodotti che si atteggiano a ita- liani, ma italiani non sono. Un dettaglio della produzione del Pasti cio Felicetti PRIMO PIANO

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